QUANDO LA FILOSOFIA INCONTRA LE SERIE TV

Al Rettorato dell’Università  di Torino si discute dell’etica nelle tv series americane

Agata Alleruzzo, 21.03.2017

TORINO – La filosofia è un campo di studi che molti tendono ad associare a un mondo distante e avulso dalla realtà di tutti i giorni, i cui argomenti, eterni e universali, non sembrano toccare le vicende umane nella loro pragmaticità. Eppure non è così.

Il 20 marzo in via Verdi 8 alle 17.30 si è svolto l’ultimo incontro del ciclo “FictionPhilosophy – La filosofia e le Serie Tv, un ciclo che ha voluto affrontare i più disparati argomenti filosofici, come l’Intelligenza artificiale, l’educazione, i media, da un punto di vista “meno nobile”, in cui nomi di filosofi importanti come Kant, Platone, Heidegger sono stati accostati a quelli di Walter White, Sheldon Cooper e Homer Simpson.

L’ultimo incontro è stato dedicato al tema L’etica e le serie tv, a cui hanno partecipato Carola Barbero, Maurizio Mori, entrambi professori presso il Dipartimento di Filosofia e Scienze dell’Educazione di Torino, e Piergiorgio Donatelli, professore di Filosofia Morale presso La Sapienza di Roma. A moderare il dibattito Matteo Cresti, uno dei dottorandi FINO che hanno organizzato gli incontri di FictionPhilosophy col supporto della Fondazione Ricerca e Talenti. 

«Oggi è quasi una convenzione sociale stare a casa a guardare le serie tv», esordisce Matteo Cresti parlando della costanza con cui esse ormai scandiscono le nostre giornate, oggetto di interminabili dibattiti. Ma guardare una puntata di qualsiasi serie televisiva sarà un atto fine a se stesso?  «Le serie tv molto spesso ci mostrano le conseguenze delle azioni delle persone», dice Carola Barbero che definisce i telefilm come mezzi per condurre degli “esperimenti mentali”, prendendo come esempio la famosa serie Breaking Bad. «Seguendo le vicende di Walter White possiamo testare e valutare le nostre convinzioni morali. Guardando questa finzione subiamo una sorta di catarsi, di purificazione. Assistendo a queste vicende da un luogo “riparato” possiamo avere l’occasione di rifletterci sopra».

«Il pensiero morale si lascia educare dall’oggetto estetico, facente parte della cultura popolare», dice Piergiorgio Donatelli parlando dei telefilm di oggi, che considera dei prodotti complessi e altamente introspettivi, in grado di sostenere l’attività filosofica e di illustrarne le tesi in maniera diretta ed efficace. Il professore fa un paragone tra le serie televisive del 21esimo secolo e i grandi romanzi dell’800, accomunati entrambi sia dalla volontà di intrattenere che di far riflettere il proprio pubblico. Sense8, Shameless sono solo alcune delle fiction citate in grado di coinvolgere a tal punto lo spettatore da proiettarlo su un altro piano di esperienza.

Maurizio Mori ha invece voluto concludere l’incontro ponendo dei quesiti provocatori al giovane pubblico presente. «Le serie tv di oggi rappresentano effettivamente un fattore di crescita morale o sono solo lo specchio della moralità comune? L’elemento di identificazione è così potente da riuscire a cambiare la condotta del singolo?».