L’EREMO DI SANTA CATERINA, O DEL SASSO BALLARO

DICEMBRE 2010

MARIA GRAZIA SCHIAPPARELLI

È un eremo raggiumgibile dalla strada Laveno-Angera, sul Lago Maggiore, oppure in battello da Arona, che è esattamente di fronte. Per chi arriva dall’autostrada A26 (Alessandria -Gravellona Toce), l’uscita più indicata è Castelletto Ticino, a circa 10 km da Angera; da qui si prosegue sulla statale del Sempione, in direzione Sesto Calende. Arrivati a Sesto Calende si lascia la statale del Sempione, in direzione Angera, e poi giunti ad Angera si segue l’indicazione Laveno. Ad Arolo di Leggiuno, un cartello giallo segnala la svolta a sinistra per l’eremo; dopo circa un paio di km, ampio parcheggio a destra.  

La leggenda e la storia

Un ricco commerciante, un tale Alberto Besozzi,  si trovò  in mezzo ad un naufragio nel Lago Maggiore: l’imbarcazione si rovesciò per la forza del vento e delle onde e riuscì a ripararsi  su un costone di roccia dove visse da eremita. Fece il voto, affidandosi a Santa Caterina d’Alessandria, promettendo che se si fosse salvato,  le avrebbe dedicato una  cappella. Oggi del complesso, oltre alla cappella  del XII secolo,  fanno parte anche un oratorio, un convento e la chiesetta di San Nicola e di Santa Maria Nova.  È raggiungibile con il battello da Arona, risalendo dal molo un bel po’ di gradini, oppure scendendo gli oltre cento (133, per l’esattezza….) gradini e gradoni dal parcheggio.

La visita

Appena si schiude la porticina, ci si trova in un bellissimo porticato ad archi, con colonne di granito, parte del primo convento del 1400; il panorama sul lago e’ notevole, e se si ha la fortuna di andare fuori stagione, la pace regna sovrana.

Notevoli sono l’argano in ferro che serviva a tirare su l’acqua dal pozzo sottostante, ed una bellissima porta del XVII secolo. Si entra in una stanza dalla quale si accede a sinistra, al piccolo negozietto di souvenir, ed a destra, alla sala del capitolo, con un ampio camino in marmo ed i resti di affreschi del ‘300: una Deposizione, e Sant’Eligio con Sant’Antonio Abate (1439); gli affreschi sono stati danneggiati da un vecchio restauro del seicento, che aveva abbassato il locale.

Si esce di nuovo all’aperto, ed a destra e’ visibile un enorme torchio in legno, datato 1759, usato dai frati per spremere olive e uva. I gabbiani stazionano sul lago e veleggiano fino al muretto per farsi buttare il pane. Di fronte si erge il Conventino eretto su muri del duecento, abbellito da un porticato all’inizio del ‘400 ed affrescato sotto le finestre del primo piano, da una rappresentazione della danza macabra.

Dal secondo cortile si vede la chiesa ed il campanile del ‘300, Gli affreschi tra le finestre e quelli sotto il portico (S. Lucia, A. Maddalena, S. Caterina e tre santi, tra cui S. Nicola di Bari) sono del 1500. Si entra in chiesa da una porticina a sinistra del portico. la prima parte della chiesa e’ San Nicola, che risale agli albori del 1300, Notevoli sono gli affreschi, in particolare una crocifissione di Giovanni Crespi del 1510, sulla parete absidale. In tempi recenti sono stati scoperti una testa della Vergine e due pecorelle sotto l’arco barocco, ed una testa di San Francesco sulla parete destra.

Il secondo nucleo e’ costituito dalla cappella di Santa Caterina, che era il chiostro del trecento con affreschi del seicento ricoperti nell’ottocento. La statua lignea della santa che si trova sull’altare risale al 17mo secolo. Segue la cappella di Santa Maria Nova, costruita nel 1207 come voto dagli abitanti della zona, per essersi liberati dai lupi, ristrutturata nel ‘700, affrescata anch’essa nell’800. Il quarto nucleo e’ la cappella del beato Alberto, o dei “sassi”, per via dei cinque macigni che piombarono dalla parete soprastante e si fermarono miracolosamente proprio sopra il suo tetto. Contiene l’urna con i resti del fondatore, ma lo scheletro e’ in legno, scolpito nel ‘700, le ossa sono nascoste dal cuscino. Il trittico e’ sempre del Crespi, 1531, che ha dipinto Santa Caterina, la Deposizione, e il beato Alberto.

L’ultimo nucleo, il sacello cappella a pianta quadrata con cupola ottagonale, risale al ‘200, rimaneggiato nel ‘500, ed e’ il piu’ antico. Il primo rifugio del Besozzi e’ stata la grotta del beato Alberto, raggiungibile da un passaggio sul retro, a fianco della scaletta.