LA SFIDA EDUCATIVA DI UN PADRE ALLA  SECONDA LAUREA MAGISTRALE

Una tesi storica sulla censura sotto il regime di Salazar  in Portogallo

MARZO 2010

MARTA MARTONE

TORINO – Si è riscritto all’università per sfidare il figlio ventenne, per dimostrargli che l’università è un bellissimo gioco e che sarebbe riuscito a laurearsi prima di lui. Con scioltezza, forte della sua maturità, ha vinto la sfida e così lunedì 8 febbraio, ha discusso la sua tesi Luzes e trevas. Para a História da propaganda e da censura em Portugal durante o Estado Novo che gli è valsa un 110 e lode, con dignità di stampa, menzione d’onore e bacio accademico.

Michelangelo Abrate, classe 1955, di professione promotore finanziario, già laureato nel 1981 in Giurisprudenza,  ha elaborato una tesi sul Portogallo, con un’analisi  ineccepibile e brillante del periodo storico del dittatore Salazar dal 1932 al 1968, considerato l’Estado Novo. «È riuscito a riassumere un cinquantennio in 168 pagine senza ripetitività», afferma compiaciuto il correlatore Gianni Perona, professore emerito e storico contemporaneo.

Perché ha scelto come tesi un argomento storico particolarmente difficile?

«Si può dire che ho scelto questa tesi prima ancora di iscrivermi, mosso dalla grande passione che ho per il Portogallo; inoltre si tratta di un epoca storica in cui la censura è strettamente legata alla letteratura portoghese, che è la mia materia».

Immagino che per le sue ricerche abbia avuto anche approfondire la storia delle varie dittature europee.  Cosa  ne pensa della tanto discussa libertà di stampa nel nostro Paese?

«C’è?! No, a parte gli scherzi. Censura fa rima con paura. Nella censura del ventennio fascista non si arrivava neppure a scriverle certe cose, mentre in Portogallo sotto il regime di Salazar ciò che si scriveva passava il vaglio di una commissione censoria. Ci sono vari modi di mettere a tacere i media».

«Sicuramente in una classifica sulla libertà di stampa, che mi è capitato di consultare, l’Italia attuale non si colloca nei primi dieci, né nei primi venti paesi, mi pare al 48° posto. Mi sembra che più che di mancanza di libertà, si tratti di stampa controllata, gestita da pochi magnati dell’editoria. Ad ogni modo, noi oggi siamo qui e ne parliamo; quindi, forse, un po’ di libertà c’è».

La tua tesi contiene un’intervista al Premio Nobel José Saramago, immagino lo abbia incontrato durante la sua visita a Torino?

«Sì. Ho inseguito Saramago per tre mesi, finché non ho avuto il piacere e l’onore di intervistarlo. Durante il mio lavoro ho cercato di intervistare persone contrarie e favorevoli al regime di Salazar.  I nostalgici, coloro che nonostante l’età ancora si alzano in piedi al solo udire il nome di Salazar, non hanno voluto esprimersi in merito. Saramago  mi ha aiutato a riflettere, egli riesce a trovare anche  nella censura un aspetto positivo: lo scrittore che vi si confronta deve essere sottile, ironico, deve arrangiarsi per potersi esprimere, così facendo sviluppa delle capacità superiori».

Torniamo alla sua esperienza accademica, cosa si prova a tornare sui banchi dopo tanti anni?

«Appena arrivato a Palazzo Nuovo mi scambiavano per un professore, mi è capitato che mi dessero addirittura del “voi”.  Poi mi sono ambientato e mi sono divertito da matti, ho legato coi miei compagni.  Erroneamente temevo di poter incontrare una forma di riverenza da parte degli insegnanti, invece ho sudato parecchio».

La vedremo in futuro nei panni di docente?

«Il professor Perona mi ha proposto di collaborare per ampliare la mia tesi.  Magari lo farò, sarebbe un grande onore per me».

Come è avvenuta la scelta del Corso di Laurea?

«Stavolta ho scelto davvero ciò che volevo fare. Da giovane il liceo scientifico mi fu imposto dalla mia famiglia, mio padre era un preside universitario e  poi mi trovai per caso a scegliere Giurisprudenza  perché allo sportello delle immatricolazioni c’era meno coda.  Io avrei voluto frequentare l’istituto tecnico e poi Ingegneria al Politecnico».

Quindi la prossima laurea in Ingegneria?

“Assolutamente no. Mi diletto solo per hobby a ristrutturare moto d’epoca. La mia formazione mi ha fatto approdare ad altri lidi: letteratura e storia sono, ora, la mia grande passione.”

CORSO GIORNALISMO FACOLTÀ LINGUE-FONDAZIONE CARLO DONAT-CATTIN