SENTIRSI AMATI PER SAPER AMARE

L’evento amore occupa tutto lo spazio vitale del vivere cristiano – o meglio ancora del vivere “in Cristo, con Cristo e per Cristo” – e, considerato nell’esperienza vissuta, tutto lo spazio della nostra persona, perché ciascuno, nella sua individualità, è creato a immagine di Dio-Amore. Su questa immagine vitale ciascuno può, nella sua vicenda storica, costruire una personale “somiglianza”. 

Questa realtà vivente e operante ci è stata presentata la domenica passata con la realtà-immagine della vite e i tralci. Seguiva l’invito, a noi rivolto da Gesù, “Rimanete in me come tralci uniti alla vite”. Oggi lo stesso invito è ripetuto: “Rimanete nel mio amore”. (Gv. 15,9-17)

L’evento amore nasce spontaneo dal nostro intimo e il conseguente “saper amare” proposto dall’Evangelo, è l’andamento esperienziale di una sequenza: “Come il Padre ha amato me, così Io ho amato voi … e voi rimanete nel mio amore. Amatevi gli uni gli altri”. Se questa sequenza la vogliamo dire con parole nostre, possiamo affermare: la coscienza di essere amati da Dio attiva il nostro saper amare.

Gesù configura il “saper amare come Lui ci ha amati” come “dar la vita per gli amici” e insiste “non vi chiamo più servi, ma amici, perché conoscete il rapporto che lega me e voi al Padre. Rimanete in me come amici e amatevi …”. Se vogliamo ancor meglio configurare questa nostra caratteristica esperienza del saper amare, oso indicare alcuni percorsi di azione. Voi che mi leggete potete individuarne altri.

Il saper amare quotidiano comunica vita, quando chi ama vuole la felicità della persona amata e con lei cammina sulla via della felicità possibile, condividendo ogni giorno gioia e sofferenza, desideri e ritardi, speranze e sconfitte. La felicità possibile dell’altro e degli altri non può essere il duplicato di quello che a me piace e, in maniera ancor più personale, il mio modo di gioire. Si può di certo gioire insieme, ma nella libertà di modi e di tempi diversi. Chi sa amare in ogni tempo, con il sole e con la pioggia, desidera sempre e partecipa alla felicità dell’altro. Questo cammino richiede ricerca, volontà ed esercizio.

Chi veramente ama rispetta il cammino e il destino di chi si ama. Ognuno, lo sappiamo, ha un destino, mira ad una riuscita tutta personale con un cammino tutto suo. Si può camminare accanto, senza imporre tempi e meta.

Oltre che rispetto, chi veramente sa amare, toglie di mezzo quanto rischia di compromettere la pace. La pace è vivere l’armonia dei beni e dei doni scambiati, senza invidia per il di più o il di meno, senza ansia del dare e del ricevere. Tutto ciò più avvenire solo in un tempo segnato dalla calma. Può esserci la necessità di accelerare il passo per un tempo breve, che poi trapassa nella pazienza di aspettare.

Il nostro grande poeta Ungaretti racconta il cammino di chi ama così: “Il vero amore è una quiete accesa”. (in Sentimenti del tempo) e Tagore: “Sono un camminatore. Una sera arriverò dove brillano nuove stelle, dove olezza un nuovo profumo, dove due occhi sempre mi guardano dolcemente”.

  don Renzo

Ivrea, 6 maggio 2018