IL COLLOQUIO CON NICODEMO E

L’ANNO SANTO DELLA MISERICORDIA (Gv. 3, 14-21)

Vorrei accostare la riflessione sul colloquio di Gesù con Nicodemo a quella sull’Anno Santo della Misericordia indetto da Papa Francesco.

La Misericordia è la sostanza del Vangelo… un po’ di misericordia rende il mondo meno freddo e più giusto” così Papa Francesco presentò la linea del suo annuncio quattro giorni dopo l’elezione a Papa il 17 marzo 2013. “Siate isole di misericordia in mezzo al mare dell’indifferenza” (Quaresima 2015).

Tornando al testo vorrei ricordare chi è Nicodemo. Il nome significa “vincitore del popolo”. Era membro del Consiglio-Sinedrio: un’alta carica e uno degli scribi più eminenti dell’epoca. Nicodemo considera Gesù un Rabbi, uno dei Rabbi che predicavano in Israele in quel tempo e sceglie la notte per imparare dal Rabbi il suo messaggio. La notte, per i Rabbi giudei, era il tempo dello studio e della discussione.

I versetti del cap. 3 di Giovanni riportati dal Messale, raccontano il cuore del Vangelo con il linguaggio del tempo. “«Come Mosè innalzò il serpente nel deserto, così bisogna che sia innalzato il Figlio dell’uomo, perché chiunque crede in lui abbia la vita eterna». Dio infatti ha tanto amato il mondo da dare il suo Figlio unigenito, perché chiunque crede in lui non muoia, ma abbia la vita eterna. Dio non ha mandato il Figlio nel mondo per giudicare il mondo, ma perché il mondo si salvi per mezzo di lui. Chi crede in lui non è condannato; ma chi non crede è già stato condannato, perché non ha creduto nel nome dell’unigenito Figlio di Dio”.

Tradotti nel nostro linguaggio: Dio solo dona la vita e la pienezza della vita. Dio dona al mondo il cuore della sua vita, il Figlio, perché i suoi figli uomini abbiano la vita. Il Figlio è un uomo che ama gli uomini fino al dono di sé, predicando un Dio che è solo amore. Il Sinedrio considera quelle affermazioni di Gesù insopportabili e lo condannerà per bestemmia. Gesù sa bene che, se continua a predicare quel Dio, va incontro alla morte.

Il potere romano lo crocifigge eseguendo la condanna secondo le sue regole: chi è reo condannato finisce sulla croce. La croce va compresa partendo da Gesù non viceversa.

Questo dono di misericordia diventa l’unico giudizio di Dio sull’uomo: chi accetta di essere avvolto dall’amore di Dio e si considera come Gesù, figlio, vive nella verità e nella luce; chi rifiuta l’amore e non si confida figlio dell’Amore ma autonomo e autosufficiente attore della sua storia, rifiutando anche relazioni d’amore con i suoi fratelli uomini, vive nella menzogna e quindi nelle tenebre. Ma la menzogna e le tenebre portano con se una sorta di impunità: la sicurezza falsa di poter agire senza essere visti e giudicati da nessuno. E’ questa la dinamica della corruzione che invade le coscienze.

L’Anno Santo è l’anno della Misericordia: l’anno in cui ognuno è invitato a considerare chi è, di fronte a se stesso e agli altri. Ognuno è invitato a una “confessione”: si sente “figlio” amato da un Padre che tutti ama?

Oppure si riconosce “figlio disperso” (parabola del Figliol prodigo) che ha perduto o rifiutato la realtà di figlio. Anche questa è confessione, riconoscimento della propria realtà e della propria sorte. Anche per lui c’è un possibile ritorno perché il Padre lo attende.

Ed ecco le parole di Papa Francesco: “La Misericordia è la sostanza del Vangelo… Gesù è amore che va oltre la giustizia” e il suo invito a guardare oltre: “Il richiamo di Gesù spinge ognuno di noi a non fermarsi mai alla superficie delle cose soprattutto quando siamo dinnanzi ad una persona. Siamo chiamati a guardare oltre, a puntare sul cuore per vedere di quanta generosità ognuno è capace. Nessuno può essere escluso dalla Misericordia di Dio; tutti conoscono la strada per accedervi e la Chiesa è la casa che tutti accoglie e nessuno rifiuta, le sue porte permangono spalancate perché quanti sono toccati dalla grazia possano trovare la certezza del perdono. Più è grande il peccato e maggiore deve essere l’amore che la Chiesa esprime verso coloro che si convertono”.

don Renzo

Ivrea, 15 marzo 2015 – IV di Quaresima