IL PUNTO SU PAPA FRANCESCO

La preghiera alla Madonna che scioglie i nodi

Editoriale di Davide Ghezzo – 23 giugno 2013

“Non ho mai visto un camion da trasloco seguire un corteo funebre”. Così Papa Francesco, nell’omelia del venerdì a Casa Santa Marta. Con rinnovata energia, e una delle sue battute fulminanti, si scaglia contro la bramosia di ricchezza, la smania di possesso che purtroppo l’uomo si trascina quasi come triste eredità biologica.

Già Virgilio lamentava: “A che cosa non spingi i cuori degli uomini, o esecranda fame dell’oro!”. Dal tempo dei Romani ad oggi, la situazione semmai è peggiorata: il re di Tracia uccise per un tesoro sepolto, oggi si ammazza per cento euro, o una ricarica del cellulare.

A uso e consumo di quanti nei blog non perdono occasione per irridere il Santo Padre, una precisazione. Il denaro sporco è quello superfluo, quello accumulato e custodito gelosamente sotto il materasso o su qualche supersegreto conto corrente in Svizzera o a Panama. Non stiamo parlando dei soldi necessari alle famiglie, o alle persone sole, con cui pagare mutui, bollette, cibo e vestiti da mercato. Questi ultimi sono sacrosanti e benedetti, almeno finché non si troverà il modo di costruire una società che ignori il denaro.

Ciò che brucia, e irrita non solo la gente comune ma persino il Santo Padre, è la mentalità di quegli spilorci che non mollano un centesimo, e alimentano fortune favolose mentre qualche metro più in là la gente muore di fame, di malattia, di guerra. E’ chiaro che questo discorso ha una valenza più forte nei paesi più poveri; tuttavia il tarlo del denaro, dell’accumulo è ben diffuso anche da noi, e diventa una maledizione quando i padri, certi padri che anche agli sgoccioli della loro vita terrena vedono il denaro come loro unico dio, lo trasmettono ai figli. Non solo, ma la principale se non l’unica ragione della crisi economica è proprio questa: la speculazione finanziaria, la smania di chi ha mille e vuole milleuno, e poi ancora. Purché il tutto avvenga a scapito dei più deboli, come dimostra chi sorrise alle immagini del terremoto aquilano. 

Rivolgendosi ai rappresentanti della FAO, Bergoglio ha posto una giusta enfasi su questo scandalo della disuguaglianza, e ha chiamato tutti a un impegno straordinario: bisogna fare qualcosa adesso, perché la gente muore di fame in questo preciso istante, e non è più tanto disposta a subire. Lo dimostra il caso del Brasile, sede di una protesta sociale mai vista finora in un paese narcotizzato dal caldo e dal calcio, e magari dalla samba.

Ma il Papa fa notare anche che la crisi morde i rapporti umani più tenaci, quelli giustamente sanciti dalla struttura della famiglia: il legame tra coniugi, e quello tra genitori e figli. I soldi che mancano ledono la fiducia e l’amor proprio delle persone, e ciò si riversa in modo inesorabile su chi è più prossimo, in un intreccio psicologico e di sentimenti che mette a nudo spietatamente la debolezza morale, la fragilità di carattere di molti.

Be’, inesorabile forse no. Fin da quando era arcivescovo di Buenos Aires, e mostrandosi come semplice parroco andava nelle peggiori favelas a bere il mate con la gente, Bergoglio raccomandava la devozione alla Madonna che scioglie i nodi, figurazione che appare per la prima volta in una chiesa di Augusta, in Baviera, a inizio Settecento. Nel dipinto, la Madonna è intenta a sciogliere i nodi di un lino: non si tratta d’altro che delle difficoltà incontrate da tutti gli uomini nella loro vita, e spesso procacciate dal soggetto stesso, con i suoi molteplici errori e peccati. I nodi della famiglia e del lavoro, dei rapporti umani e professionali; di tutto ciò che sostanzia e rende degna la vita delle persone.

Sull’esempio del Papa, che certamente rivolge  spesso il pensiero a Colei che più di chiunque può proteggerci ed elevarci, sarà il caso  di invocare sulle nostre teste l’aiuto della Madonna dei nodi, affinché lavori instancabile ad appianare i problemi, molteplici e capaci di crescere su se stessi, delle nostre esistenze. Perché qui da soli non ce la facciamo.