SULLE ORME DI DON BOSCO

In onore del bicentenario della nascita del santo piemontese, l’oratorio saluzzese che porta il suo nome gli rende omaggio con la mostra “Don Bosco 200×200”

MARTINA BIANCO,  05.02.2015                FOTOGALLERY

SALUZZO – La sala in cui si tiene la mostra “Don Bosco 200×200”, organizzata nell’ omonimo oratorio saluzzese in onore del bicentenario della nascita del santo, è chiusa al mio arrivo. Chiedo se sia possibile visitarla ed un signore sulla cinquantina in abiti semplici mi ci accompagna. <<La mostra, inaugurata domenica 25 gennaio sotto lo sguardo compiaciuto di don Genesio Tarasco, direttore della Casa salesiana di Lombriasco, sarà aperta fino all’ 8 febbraio. – mi spiega – L’ orario di apertura è dalle 14:30 alle 19:00, ma,  ogni volta che una persona chiede di poterla visitare,  siamo ben lieti di aprire la sala e accompagnarla in questo percorso>> .

La struttura della mostra è semplice: 200 foto per 200 anni, disposte in 5 sezioni.

La prima, realizzata dall’ Unione ex Allievi Don Bosco diretti da Michelangelo Bianco, riguarda la vita di San Giovanni Bosco. Gli si rende omaggio con una statua che lo raffigura e con una sequenza di pannelli che illustrano attraverso delle immagini e delle brevi didascalie i momenti più significativi della sua vita. Il mio accompagnatore focalizza l’attenzione su di un cartellone che raffigura Giovanni Bosco intento a parlare con un suo allievo: si tratta di Domenico Savio, divenuto santo all’ età di 14 anni. Anche a lui è dedicata una statua all’ interno della stanza. Il gesso bianco, che simbolizza l’innocenza e la purezza della sua giovane età, lo ritrae con un libro in mano e lo sguardo rivolto al cielo, come se fosse già pronto a raggiungere il luogo che più gli si addice.

La seconda parte racconta con delle toccanti immagini in bianco e nero la nascita e la crescita dell’Oratorio Don Bosco saluzzese dal 1937 al 1993. Su questa sezione si sofferma una coppia di anziani coniugi, entrata dopo di me nella sala, che osserva con attenzione ogni volto e che, ogni tanto, si illumina di gioia riconoscendo nello scatto un vecchio amico, un conoscente oppure se stessa, intenta a giocare a palla nel cortile di quell’ oratorio.

La terza illustra l’espansione del movimento salesiano nel mondo attraverso la collezione di cartoline, francobolli e lettere raccolte dal Circolo Filatelico e Numismatico “G. B. Bodoni”. <<Don Bosco non è un santo adorato soltanto in Piemonte. L’ affetto della gente nei suoi confronti è mondiale, soprattutto per il suo amore nei confronti dei bambini più bisognosi: orfani, ladruncoli, poverelli. L’operato dei salesiani ha fatto sì che il suo nome sia arrivato anche nelle bidonville d’ oltreoceano e in tutti quei luoghi in cui i più piccoli e indifesi hanno bisogno di aiuto.>> spiega la mia guida, vedendo lo stupore dipinto nei miei occhi.

La quarta parte è stata ideata dallo Cnos Fap (Centro Nazionale Opere Salesiane – Formazione e Aggiornamento Professionale) e raffigura gli allievi delle varie scuole al lavoro. Significativo è il primo contratto di apprendistato della storia esposto in questo lato e firmato proprio da Giovanni Bosco. Questo perché i salesiani non si sono occupati semplicemente di chiudere i ragazzi in un oratorio per farli giocare, ma hanno preso a cuore il loro futuro e li hanno aiutati ad entrare a far parte di un mondo in cui oggi, come allora, bisogna rimboccarsi le maniche per andare avanti.

L’ ultima sezione rende omaggio all’ Oratorio Don Bosco odierno, con le sue varie attività ludiche e sportive, ma anche culturali e di sostegno. Qui, il mio accompagnatore, uscendo dalla sala, mi lascia la libertà di rivivere ciò che ho appena sentito raccontare in piena calma.

Non vedendolo tornare, mi avvicino alla coppia di visitatori e chiedo di salutare da parte mia quel signore così gentile. I coniugi mi rispondono sorpresi che quel “signore” è don Giovanni Banchio, educatore e direttore dell’oratorio, meglio conosciuto come Don Gion. Un uomo riservato ed umile che ogni giorno si fa carico di animare, supportare ed ascoltare le esigenze non solo dei suoi ragazzi, ma anche dei suoi collaboratori e di coloro che si trovano a passare sulla sua strada. Un uomo che arriva e se ne va in punta di piedi, proprio come faceva Giovanni Bosco, che ha lasciato ai posteri qualcosa di ben più grande del suo nome: il suo esempio.

 

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FOTOGALLERY DI Martina Bianco

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