Il VIAGGIO DI P. MONTI  IN NORD UGANDA TRA LE REALTÀ DEI MISSIONARI COMBONIANI  “GOOD SAMARITAN”  AL CENTRO STUDI “SERENO REGIS” DI TORINO

Dopo anni di impegno  solidale  Monti   visita quel pezzo d’Africa

GESSICA ARTERO – 12.02.2012

Pierangelo Monti al Centro Studi Sereno Regis, Torino TORINO ─  Nella Sala Gandhi del Centro Studi «Sereno Regis» di Torino,  associazione di ricerca e promozione di sviluppo e pace, solidarietà e sostenibilità ambientale (per info: http://serenoregis.org/)  martedì 17 gennaio il professore Pierangelo Monti di Ivrea,  ha presentato  la realtà  missionaria comboniana «Good Samaritan»,  che opera  nel Nord Uganda dal  1999, per opera della  fondatrice suora Dorina Tadiello, medico chirurgo.

Con l’ausilio di un filmato video, corealizzato  assieme al figlio durante il loro  viaggio  nella scorsa estate in quella terra dell’Africa orientale, Monti, che da anni fa parte dell’associazione «Good Samaritan», ci ha fatto così calare nell’atmosfera degli incantevoli paesaggi naturalistici e della calorosità e ospitalità della popolazione, ma anche nelle tante piccole realtà straordinarie dei «Comboni Samaritans of Gulu», nate per contrastare le tante difficoltà di vita quotidiana in una regione spesso “dimenticata”  anche dai media,  nella terra  insanguinata e depauperata  dalle conseguenze di  un oltraggioso ventennio di conflitti.  Ne portano le ferite  ancora  una volta i bambini, strappati dai familiari  e dalla loro terra per essere  addestrati come  soldati  prima e   costretti  poi a ritornarvi  per combattere contro  la  gente di Acholiland (ovvero Nord Uganda), inconsapevoli, che è figlia del Nord Uganda come lo sono  loro.

«Quando due elefanti combattono, ad avere la peggio è sempre l’erba – spiega Monti  – La “Lord’s Resistance Army”, costituita dai ribelli  del nord, ha osteggiato il governo del generale Museveni sin dal suo costituirsi,  nel 1986, compiendo razzie e rapimenti per vent’anni». Ricorrendo ad una semplice metafora la situazione ugandese ci appare chiara, ma drammatica: «L’erba di questi combattimenti è l’Uganda, la zona nord del paese, dove l’economia è andata distrutta, i bambini sono stati rapiti dai loro villaggi e una generazione intera è cresciuta vivendo di sussistenza nei campi profughi». È in questo clima irto di problematiche e complesso che la missione comboniana «Good Samaritan» opera per la ricostruzione  della regione, realizzando progetti a favore dei più deboli ed emarginati  del popolo Acholi –  il Nord Uganda è conosciuto anche come Acholiland – offrendo un sostegno concreto a malati, invalidi e bambini rimasti orfani a causa della guerra e  sofferenti di aids.  In un Paese in cui lo sviluppo economico è arretrato  e  la mortalità infantile sotto i cinque anni è molto elevata.

Al progetto di sviluppo di percorsi educativi per bambini e ragazzi, sostenuto dalle adozioni a distanza, l’associazione ha affiancato poi altri due importanti interventi legati alla sanità e all’economia. Con il primo, grazie alla collaborazione con l’ospedale di St. Mary Lacor di Gulu, fondato nel 1961 da due medici in missione, i coniugi Piero e Lucille Corti,  si è potuto accedere  ai trattamenti antiretrovirali per le persone sieropositive.

«Il Lacor Hospital, che si sviluppò  attorno ad un dispensario ottocentesco fondato da suore missionarie comboniane,  è oggi riconosciuto a livello internazionale come un esempio di eccellenza nella lotta contro l’aids in un contesto africano così fragile, caratterizzato da conflitti, povertà e epidemie, e come il più grande ospedale del Paese senza fini di lucro con una vasta gamma di servizi diagnostici, terapeutici e di prevenzione sanitaria sul territorio. Hanno però  sempre bisogno di medicinali dall’Europa», precisa Pierangelo Monti, che aggiunge: «Nel 2000 l’ospedale ha dovuto fronteggiare una violenta epidemia di ebola e per salvare i malati in reparto hanno perso la vita quindici infermieri, una suora e il primario dell’ospedale Matthew Lukwiya, anglicano, il primo che si spese per soccorrere i contagiati e l’ultimo a morire. Suor Dorina  invece si salvò» .

Il secondo è costituito dalla cooperativa «Wawoto Kacel» (Camminiamo Insieme) che, nata nel 1997 da un piccolo gruppo di donne sieropositive, dà lavoro attualmente a circa 150 persone vulnerabili. All’interno della «Wawoto Kacel» sono state avviate piccole attività che permettono la sopravvivenza a malati, disabili e disoccupati: vi si producono oggetti ricamati  a punto croce, biglietti augurali, tele e borse, lavori artigianali utilizzando perline e materiali naturali locali, come semi, tessuti e foglie di banano. «Good Samaritan» sostiene la cooperativa vendendo questi oggetti nei mercatini in Italia.

L’attenzione di «Good Samaritan», però,  non è rivolta solo all’impegno umanitario, ma anche alla denuncia della violazione dei diritti umani nel Nord Uganda, facendo conoscere e raccontando  la storia degli Acholi nel mondo.

L’associazione missionaria,  prevede inoltre numerose forme di solidarietà: a favore dei  bambini a distanza  per dare loro un’istruzione e  un futuro nel Paese;  oppure   per   progetti come  quello di sviluppo agricolo,  chiamato  “Farm”,  per l’acquisto e la lavorazione di  un terreno coltivabile e la realizzazione di un pozzo per fornire acqua potabile alle famiglie del villaggio; o ancora  per finanziare diversi progetti citati nel sito www.good-samaritan.it mediante ad esempio  l’acquisto di calendari. in cui compaiono  la storia delle opere dei missionari comboniani “Samaritans”.

La vendita del reportage fotografico di Mauro Fermariello (2006), in cui comparivano scatti fotografici di sguardi discreti che narravano  la storia di Gulu è servita  per  il progetto «“Un libro per un libro”, ovvero l’acquisto di testi per allestire una biblioteca presso la o.n.g. Comboni Samaritan di Gulu» (stralcio dalla prefazione di Giuliana Tadiello, presidente dell’associazione «Good Samaritan»). Sono tanti i volti fotografati da Fermariello. Ad  esempio il  ritratto di una bambina affiancato nella pagina successiva da quello di una donna, e sul retro della foto  si legge: «Mercy di 15 mesi figlia di Evelyn, 23 anni. Evelyn ha vissuto 11 anni nel bush come  una delle 27 mogli di Joseph Koni, il capo del “Lord Resistance  Army” dal quale ha avuto 3 figli. È riuscita a scappare  dai ribelli durante un furioso combattimento che è costato la vita al figlio Winifred di 5 anni e a una sua amica. Ora vive con  le altre due figlie e ha adottato Always, orfana dell’amica scomparsa».

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