THOMAS RAUFEISEN: IL RISCATTO DELLA PAROLA DOPO IL SILENZIO

La storia di una famiglia nelle due Germanie

GIADA ANNALORO− 21.09.2012

Thomas RaufeisenÈ difficile per il giovane Thomas, sedicenne, protagonista del romanzo  «Il giorno in cui nostro padre ci rivelò di essere una spia della DDR», accettare la verità tenuta nascosta per tanti anni dal padre, quella di essere un agente segreto della Stasi per la DDR e rassegnarsi a vivere una nuova vita in un Paese che non si ama, «in quella triste, scura, grigia DDR», che conosceva  perché ogni anno vi trascorreva le vacanze dai nonni ad Ahlbeck.

È accaduto alla fine degli anni Settanta del Novecento al giovane Thomas Raufeisen che con il fratello di qualche anno più grande, all’improvviso,  una mattina, dovette  lasciare Hannover, la loro città, la  loro casa,  e partire con i loro genitori per Ahlbeck, un’isola del Mar Baltico, al confine con la Polonia, per raggiungere il nonno che non stava bene. Solo passata la frontiera Helmestedt-Marienborn – dall’inaugurazione del 1996 è diventata luogo commemorativo della divisione tra le due Germanie e luogo di incontro di seminari alla presenza di testimoni dell’epoca – e raggiunto Eichenwalde, un paesino nei pressi di Berlino, viene rivelata loro la verità.

Thomas si sentì  tradito dal padre che in quella fuga gli rivelò di essere un “partigiano della pace”, una spia che lavorava per la Stasi e che fu costretto a fuggire perché «correva il pericolo che lo arrestassero». Di famiglia borghese − il padre era un ingegnere−,  Thomas, come i suoi coetanei,  andava a scuola, si interessava alle ragazze, alle automobili e alla musica; la politica della Germania Democratica non aveva per lui alcuna rilevanza.

I bei ricordi delle vacanze estive trascorse a casa dei nonni ad Ahlbeck nella Germania orientale vennero presto cancellati dalla presenza della Stasi che diventava sempre più pervasiva nella vita della famiglia che dimorava a Eichenwalde, prendendo parte persino alla festa di compleanno della madre.

In quel periodo paragonò la propria esperienza ad una “vita recisa”. A distanza di anni, scrive del padre nel suo romanzo: «Oggi come spiegazione per il comportamento di mio padre posso soltanto supporre che volesse tenere unita la famiglia» e che invece «la famiglia andò in frantumi davanti ai suoi occhi, i suoi figli non avevano più alcun rispetto per lui. Non ci ha soltanto illusi, ma totalmente delusi. Non gli credevamo più […] Chi era autentico? Il padre di famiglia o la spia?»

Per Thomas andare nella Germania dell’Est era  come fare un viaggio a ritroso nel tempo. Così egli ripercorre con la mente quell’atmosfera: «le automobili erano tutte fuori moda; le stupende ville di Ahlbeck cadevano a pezzi ed erano tutte grigie. Da noi invece le case avevano diversi colori».

Scritto con un linguaggio asciutto e uno stile fluente il romanzo di Thomas Raufeisen, che ora risiede a Berlino dove insegna, rappresenta il riscatto della parola da una realtà drammatica vissuta a livello personale. Rimarrà fino al 1984 a Berlino Est. Imprigionato dalla Stasi concluderà gli studi solo dopo la scarcerazione e il ritorno nella Germania dell’Ovest. Quella dell’autore è anche una testimonianza  della storia di un Paese “diviso a metà” e riunificato ufficialmente il 3 ottobre 1990, un anno dopo il crollo del Muro di Berlino. Una storia, quella della divisione di Berlino e delle due Germanie, che si trova ancora poco raccontata sui libri di storia di istruzione secondaria.

Thomas Raufeisen, Il giorno in cui nostro padre ci rivelò di essere una spia della DDR, collana “Calamite” 7 (ediz. Italiana a cura di Katia Cavallito), Claudiana Torino 2012, pp. 232, € 14,90.

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