VOI SIETE SALE, VOI SIETE LUCE

Disse Gesù ai suoi discepoli, Mt. 5,13-16, a tutti i discepoli che incontrò in Galilea, a quelli che l’hanno seguito nel suo viaggio verso Gerusalemme e anche a quelli, delusi, che l’hanno abbandonato: “Voi siete sale, voi siete luce… Risplenda la vostra luce, perché vedano le vostre opere buone e rendano gloria al Padre vostro che sta nei cieli! Voi siete sale e luce perché figli di Dio,  fatti a sua immagine… e tutti voi siete fatti bene, perché nel profondo di voi stessi c’è il bene e la capacità di voler bene. Liberi di accogliere questo dono e di farne esercizio di ben fare”.

Gesù, lassù sul monte delle Beatitudini, legge nei nostri volti chi siamo e ce lo dice in verità.

Per me una figura pittorica di questo “nostro veritiero esserci” nel mondo è la Madonna del cardellino, dipinta da Raffaello nel 1506 a Firenze – aveva 23 anni! – per il commerciante di lana Lorenzo Masi. Immersa in un ampio paesaggio fluviale la Madonna, seduta su una roccia, regge tra le gambe il bambino Gesù e accanto, nell’abbraccio, il cugino Giovannino. La mamma li guarda mentre giocano con un cardellino. Si gusta, nel vederli, un sentimento di spontanea familiarità e una calma serenità, uno spontaneo reciproco dono di vita. Lo stesso avviene in me quando ascolto la musica di Mozart.

Ed ecco la domanda che faccio a me e a voi. Se siamo “sale e luce”, come possiamo dare sapore al nostro vivere e fare luce?

Non esistono ricette: ognuno deve cercare itinerari e costruire esperienze. Provo a descriverne alcune.

Si può dar sapore al ben vivere quando da ognuno di noi, dal nostro ben fare, trasuda il bene attinto dal nostro vivere fraterno in consonanza con chi ci vive accanto e in una economia comune, di rispetto e di lavoro, che trasforma le risorse naturali in opere di cultura a beneficio di tutti. Se in questo quotidiano esercizio di vita è operante in noi l’incontro con Gesù risorto, con la sua Parola, la sua presenza, che vive nei segni, comunica a tutti noi l’amore creativo di Dio. Quest’ incontro con Lui e con gli uomini, alimentato dalla passione per la vita con la serena fiducia nel domani, è contagioso e dà sapore al quotidiano.

Chi di noi non ha sperimentato la gioia di “stare bene” quando in un incontro, spesso casuale, abbiamo stretto la mano a persone-luce innamorate nella vita e benevole nel tratto?

Di certo occorre essere innamorati-attenti al volto, allo sguardo, alle parole, al tratto di chi incontriamo. Non è facile oggi fare attenzione agli altri, perché si è troppo distratti o ripiegati sul nostro io.

Se il bene è fatto con atteggiamento sincero, lascia trasparire il dono e fa luce. Se invece quanto facciamo, per nostra ambizione, viene proposto in vetrina come nostra icona, forse attira lo sguardo, ma non provoca il sorriso né contentezza. Il bene fatto comunica umilmente da se stesso e non può essere imposto. Un fiore sulla riva del sentiero mai si impone, si lascia solo guardare e ci fa del bene.

Paolo apostolo, che ha dato forma all’esperienza cristiana nel suo inizio, suggerisce un’arte del saper vivere invitando a vagliare ogni cosa e a tenere ciò che è buono. Quest’arte arricchisce ancora le sue possibilità se è unita alla prassi del saper dire grazie. La gran parte del nostro “esserci oggi qui” e del nostro operare ci è dato gratuitamente e da noi è stato accolto liberamente.

Perché le parole di Gesù, “voi siete sale e luce”, siano per ciascuno parole di vita, valgano per noi due inviti, il primo del poeta cinese Li Bai: “Se hai due pani, vendine uno e comprati un giglio”; il secondo della cantante cilena, poetessa e pittrice, Violeta Parra: “Grazie alla vita che mi ha dato tanto; mi ha dato il sorriso e il pianto, così distinguo la gioia e il dolore: le due sostanze che formano il mio canto e il vostro canto”.

In conclusione possiamo tornare alla Madonna del cardellino, sostare, e guardarla.

Ivrea, 5 febbraio 2017   –  don Renzo