E LE STELLE CADRANNO DAL CIELO … (Mc. 13, 25-35)

 Oggi, per noi, il tempo si è fatto breve. In una battuta: quando le persone, oggi, si sforzano di pensare il futuro, arrivano al massimo alle ferie dell’anno prossimo.

Un profondo vitalismo ha persuaso l’uomo contemporaneo a vivere i suoi giorni nella logica del consumo. Tanti vivono la vita come un bene da consumare.

Questo stile di vita ci costringe a vivere in fretta e a non avere più tempo di dedicare a noi stessi, alla cura dello spirito che è poi la “nostra vera casa”. Incalzati dalla fretta, oggi, viviamo privati di punti fermi di riferimento … “le stelle cadono dal cielo”. 

A livello astronomico l’universo si manifesta come un “infinito mollusco senza centro” (Vito Mancuso). A livello biologico l’uomo non è più al vertice dell’ evoluzione di esseri viventi, ma un animale tra i tanti. A livello storico l’Occidente è sulla via del tramonto. A livello religioso, nell’Occidente, le anime, assetate di luce e di vita, non trovano appagamento in nessuna religione.

Nel nostro vivere avanza il caos. Per chi vive nel caos, schiavo della fretta, si può accendere il buio, come per quella mamma infermiera che ad Aymavilles uccide i figli e se stessa: lei fonte di vita che nega la vita data ai figli e la sua, ricevuta in dono.

Se il mistero di ciascuno di noi è contenuto e definito dalla luce della ragione, dal desiderio e dal mondo degli affetti, ci avverte Michel De Montaigne nei suoi Saggi: “L’anima che non ha scopo definito si perde: essere dappertutto è come non essere in nessun luogo”. 

Chi vive di fede cristiana, anche di poca fede, crede, cioè si affida alla Luce che gli viene incontro: Gesù Cristo, il Risorto, oggi come ieri e come domani, viene a noi e tra noi dimora e a noi parla la sua Parola l’Evangelo. E’ stella fissa che non cade mai.

Per rendere Gesù Cristo luce dei nostri occhi, realtà di desiderio, punto fermo cui indirizzare lo sguardo e centro di affetti, occorre:

–  dedicare tempo a se stessi, per rispondere alle domande: chi sono, di chi sono e per chi vivo;

–  unificare in un desiderio-passione i nostri desideri;

–  aprire mente e cuore e progettare futuro nella speranza rivolta ad una promessa reale.

Alle tre domande: che cosa posso sapere, che cosa debbo fare, che cosa posso sperare, oseremmo allora rispondere: “Chi crede, spera ed ama può indirizzare la sua vita verso una vita bella, buona e felice”.

 don Renzo

 Ivrea, 18 novembre 2018