DON BOSCO NELLE VALLI DI LANZO

Itinerari del santo tra comunità religiosa e industria

DAVIDE GHEZZO, 05.07. 2015

  TORINO – Tra le iniziative editoriali dell’anno corrente che intendono celebrare il bicentenario della nascita di san Giovanni Bosco, spicca il volumetto A Mathi e Nole sui passi di don Bosco, di Federico Valle, edizioni Velar, euro 5L’opera costituisce uno spaccato della vita religiosa, ma non solo, nei comuni di Mathi e Nole, all’epoca in cui questi paesi divennero punti fissi di riferimento per don Bosco, ossia nel decennio 1875-1885, quindi tra i sessanta e i settant’anni della vita del Santo.

         L’interesse di quest’ultimo per quei paesi, posti tra le valli di Lanzo e il Canavese, nasce nel momento in cui egli decide di acquistare una piccola cartiera a Mathi, con cui incrementare l’attività editoriale salesiana che lo vedeva attivo già da vari anni a partire dalla tipografia dell’oratorio Valdocco a Torino, centro d’elezione e di attività di don Bosco. L’atto notarile che sancisce l’acquisto della struttura è del 1877. E’ l’inizio di una vicenda imprenditoriale che acquisirà un respiro sempre più ampio, fino a rapporti commerciali con l’estero (in particolare il Sudamerica), anche se la finalità principale della produzione di carta restava quella del suo uso per la ‘buona stampa’. A ulteriore dimostrazione dell’acume e della lungimiranza mostrate nell’attività oratoriale e vocazionale, don Bosco intuì la rilevanza che la carta stampata e in genere il mondo della comunicazione avrebbero avuto nella formazione dell’opinione pubblica e nella stessa diffusione del pensiero cattolico, e si adoperò in un’attività anche minuta, ragionieristica, per far funzionare strutture come quella di Mathi. In tal modo diede anche lavoro a intere generazioni di paesani, e lustro a un’azienda che fu presentata con successo alle esposizioni internazionali svoltesi a Torino nel 1884 e poi nel 1911.

         Ma lo sviluppo della cartiera fu anche una sorta di volano per la creazione sempre a Mathi di svariate ‘Case’ di lavoro e di ospizio, rette da salesiani e dalle Figlie di Maria AusiliatriceNell’estate 1885, in particolare, don Bosco trascorse nel paesino più di un mese, trovando conforto e grande ospitalità, e riprendendo così un po’ di quella forza e salute che iniziavano ad abbandonarlo – tanto che la morte terrena lo coglierà di lì a due anni e mezzo circa.  

         Per quanto riguarda Nole, passaggio obbligato per andare da Torino a Mathi (con il treno a vapore che arrivava fino a Lanzo),don Bosco vi si fermava soprattutto per incontrare un medico, il dottor Alessandro Chiappè, in cui aveva grande fiducia, tanto da chiedergli di seguirlo in un pellegrinaggio in Francia e Spagna (il medico declinò l’invito, anteponendo il dovere di seguire i malati del paese).

         Il resoconto di questa parte, poco nota e per questo ancor più interessante, della vita di Giovanni Bosco è poi contornato e arricchito dalla presentazione di alcune figure di spicco del mondo ecclesiastico della zona, sacerdoti che furono amici e discepoli di Bosco, come don Giulio Barberis, maestro dei novizi, e don Giuseppe Picco, figura luminosa di missionario itinerante.

         A conclusione del volume è infine presentato un ritratto di don Bosco (vedi foto), opera dell’artista contemporaneo Giovanni Carlo Rocca, chiaramente ispiratosi ai predecessori e anche alle rare foto che vennero fatte al Santo in vita. Il ritratto, realizzato con una tecnica innovativa che lo rende profondo e pressoché tridimensionale, coglie con efficacia la ‘santità naturale’ di Giovanni Bosco, rappresentato nella sua forte identità sacerdotale.

         L’opera, che appartiene alla fortunata collana dell’editrice Velar “I luoghi della fede”, è realizzata in un’edizione molto elegante oltreché agile, e arricchita da un prezioso apparato iconografico, frutto di approfondita ricerca storico-fotografica.