GESU’ LIBERATORE …. IN CONFLITTO CON IL MALE

DON RENZO GAMERRO, 12.02.2015

Nel primo capitolo del Vangelo di Marco Gesù viene a noi incontro con il volto del Liberatore:”…e andò per tutta la Galilea predicando nelle loro sinagoghe e scacciando i demoni”. Mc. 1, 34.

Quando poi Risorto si congedò dai discepoli e li inviò nel mondo, ordinò loro: ”Andate in tutto il mondo, proclamate il Vangelo ad ogni creatura…. e questi saranno i segni: nel mio nome caccerete i  demoni, prenderete in mano i serpenti … .”.

Chi vuole seguire Gesù ed esserne discepolo predica il Vangelo ed entra in conflitto con il male: morte, sofferenza, fame, oppressione, violenza, dinamiche del terrore e dell’orrore.

Quell’orrore che nelle scorse settimane ci ha aggredito – gli omicidi di Parigi, il fuoco che brucia il pilota giordano vivo e chiuso in una gabbia – dal di fuori, occhi mente e cuore, e dal di dentro, la nostra coscienza. L’orrore esibito come bandiera del terrore e proposta d un nuovo macabro ordine al mondo.

Non è possibile non opporsi, non duellare con il terrore e l’orrore perché uomini coscienti e liberi e perché credenti. Come? Quando di fronte all’orrore proviamo disgusto e raccapriccio, spontanea si muove in noi una reazione imitativa che grida vendetta e ci spinge alla vendetta: occhio per occhio, dente per dente e la volontà di fermarlo e sconfiggerlo.

La volontà di fermarlo e sconfiggerlo è volontà buona e giusta, la reazione imitativa vendicativa non è né buona né giusta. Occorre frenare e contenere questa reazione istintiva e avviare una reazione che al male opponga il bene, il bene per distruggere il male.

Occorre attivare il mondo degli affetti perché abiliti la nostra intelligenza ad un discernimento dei fatti  e la nostra coscienza  per un giudizio critico capace di smascherare le dinamiche del terrore e dell’orrore, quel male organizzato che si configura in strutture visibili operanti, come l’ISIS, strutture che  pretendono  di imporre un nuovo ordine malefico al mondo.

Occorre attivare una reazione conflittuale che tenti di fermare con mezzi non violenti il terrore e l’orrore come impedire con ogni mezzo il rifornimento di armi all’ISIS.

E se una lucida valutazione imponesse di far di più e più ancora la messa in opera di mezzi non violenti non sortisse effetto è consentito opporsi al terrore che ci invade con armi e mezzi violenti’? E’ possibile estendere il diritto di legittima difesa a una coalizione di stati? Se io come persona decidessi di lasciarmi crocifiggere come fece Gesù e non reagire con la forza, posso  permettere che altri siano crocifissi  non opponendomi anche con la forza? Posso lasciare libero campo al terrore che uccide i miei fratelli, rinunciando  a oppormi con le armi? Problema impellente e terribile che necessita di una risposta certa  anche se sofferta.

Altrettanta azione conflittuale va immessa nella nostra cultura del quotidiano in cui  maturano scelte di giovani che partono dalle nostre nazioni per arruolarsi nell’ISIS, opponendo, all’invito di quelle sirene, il valore  e la dignità della persona umana, l’inviolabile strumentazione di essa per qualsiasi scopo, rifiutando l’iniqua economia dello scarto che genera morte – quel brodo di cultura in cui matura l’attrazione della violenza – l’idolatria del denaro, vero padrone e arbitro di ogni umana convivenza, la misconoscenza dei valori dello spirito. Occorre uscire dalla nostra pigrizia e dal nostro quieto vivere per inventare dinamiche di bene, dinamiche che costano sofferenza e rinuncia a interessi, per ristabilire relazioni tra umanizzazione, giustizia e felicità al fine di tentare, anche con chi promuove il terrore, dialoghi indiretti e diretti.

Questo momento creativo di mente e cuore che inventa  itinerari di bene per opporsi al male, richiede a tutti noi di disarmare i nostri cuori.