I RAGAZZI DEL “BAMBINO GESÚ”  IN UN DOCUMENTARIO RAI

Un viaggio verso la guarigione e la speranza

Valeria Noci, 18.03.17

ROMA – Il Bambino Gesù di Roma, l’ospedale pediatrico più importante d’Europa, apre le sue porte mostrando la quotidianità di dieci giovani affetti da una grave malattia in una docu-serie di 10 puntate, in onda ogni domenica sera alle 23,50 su Rai 3.

Storie che raccontano il loro viaggio verso la guarigione come persone e non come soggetti di malattie. Mariella Enoc, Presidente dell’Ospedale Bambino Gesù, durante un’intervista adUno Mattina”, spiega: «Sono ragazzi coraggiosi perchè hanno scelto di raccontarsi in un momento difficile, i nostri giovani sanno tirare fuori il meglio di se anche in momenti di difficoltà». Un documentario che ci mostra anche quanto l’ospedale stesso sia potuto crescere e curare questi ragazzi grazie ai progressi della scienza, ma soprattutto al fattore umano.

Fiorella Tosoni, presidente di “Casa Tudisco”, associazione che offre gratuitamente ospitalità e assistenza ai bambini con gravi patologie e alle loro famiglie, ci racconta le emozioni dello stare a contatto con questi bambini e ragazzi: «La nostra gioia più grande è vederli andare via guariti e la cosa più bella è che non vogliono andare via perchè ormai è diventata un po’ la loro casa». Un felice ma anche faticoso ritorno alla normalità e alla vita che questi piccoli pazienti si meritano.

Tra le numerose storie narrate c’è la vita di Roberto, adolescente affetto da leucemia linfoblastica acuta, che con coraggio ha deciso di raccontare al mondo cosa voglia dire alla sua giovane età  affrontare una sfida cosi grande: «C’è differenza tra sopravvivere e vivere, vivere significa sbagliare, cadere, tagliarsi oppure fare finalmente quel salto con doppia capriola che hai sempre tentato di fare, sopravvivere invece è non provarci neanche».

Dalle sue parole è evidente come questi ragazzi siano davvero “speciali”, la vita li ha messi davanti a difficoltà che li hanno fatti crescere e maturare molto prima rispetto ai loro coetanei.