Tempo di Pentecoste – 15 maggio 2016

IL SOGNO DI GESÙ E LO SPIRITO

Tutti abbiamo un sogno che dà senso e gusto al nostro vivere. Il sogno è la parte più decisiva della nostra vita ed è parte essenziale della nostra realtà umana. Il sogno ha un lato fattuale, il sogno realizzato e un lato virtuale, il proseguo del sogno nel possibile sempre aperto: ciò che ancora non è, ma può essere ed essere realizzato.

Gesù, negli anni in cui visse con noi nella sua terra, ebbe un sogno grande: “Il Regno di Dio sta arrivando. Cambiate vita. Credete al lieto annunzio, credete all’Evangelo”. Negli anni della Sua vita pubblica, contagiò con il sogno, i primi discepoli, gli apostoli. Risorto confermò a questi suoi amici la validità e fattibilità di questo sogno. Essi nel giorno della morte di Gesù considerarono fallito il sogno; ebbero paura e scapparono. Poi si rinchiusero nel cenacolo per paura di essere condannati per quel sogno per il quale Gesù stesso fu condannato. Passò del tempo. Il Risorto “apparve” in mezzo a loro. Ripresero fiducia e un giorno – il racconto di Luca lo qualifica come il 50° giorno – si sentirono ripieni dello Spirito di Gesù come egli aveva loro promesso di inviare e, confermati nella verità del sogno, decisero di annunciarlo a tutte le genti. “Quando venne il giorno della Pentecoste, mentre erano riuniti tutt’ insieme … all’improvviso si sentì un rumore in cielo, come quando tira un forte vento e riempì tutta la casa dove si trovavano. Tutti furono ripieni di Spirito Santo e si misero a parlare in altre lingue”.

Lo Spirito Santo, che ogni giorno crea e mantiene in vita le persone, alimenta l’immaginazione dei discepoli, la memoria dei giorni passati con Gesù, alimenta l’amore, il progetto, la creatività e il coraggio dell’annuncio e del loro farsi testimoni.

Nel giorno della Pentecoste il sogno del Regno di Dio incomincia a diventare opera e a diffondersi prima a Gerusalemme poi, dopo pochi anni, lungo le sponde del Mediterraneo. Il sogno fatto storia diventa Chiesa di Dio, sacramento del Regno.

L’esperienza dei 2000 anni in cui il sogno si fa storia, ha dato sette nomi al dono dello Spirito che pervade la testimonianza dei credenti in Cristo. Lo Spirito anche oggi effonde, su noi credenti, il suo dono con sette nomi. Consiglio: indica la strada e le caratteristiche del Regno a coloro che aprono mente e cuore allo Spirito; sapienza: alimenta la passione della ricerca per capire come far crescere la vita; fortezza: dona la forza di mantenere gli impegni; intelletto: la voglia di guardare dentro le persone, le realtà, i fatti oltre le apparenze per individuare le scintille di verità e i segni della presenza di Dio; scienza: la voglia di capire per camminare insieme verso una felicità possibile; pietas: la capacità e il desiderio di far proprio lo stile di Dio che pensa a tutti e tutti ama; timor Dei: la decisione di assumere le proprie responsabilità e mantenere le promesse. Una mappa di doni che copre tutta quanta la conoscenza e l’esperienza dell’uomo e lo fa testimone credibile del Regno.

Questi sette doni sono più grandi e più forti della nostra pochezza umana, delle nostre infedeltà, dei nostri errori, del nostro peccato e pervasi da essi, noi siamo popolo di Dio.

Il primo sacramento che suggella per sempre la nostra identità e di cui dovremmo essere sempre orgogliosi è il Battesimo. Attraverso di esso e con l’unzione dello Spirito Santo, noi fedeli «veniamo consacrati per formare un tempio spirituale e un sacerdozio santo» (LG. N. 10). Nessuno è stato battezzato prete né vescovo. Ci hanno battezzato i laici ed è il segno indelebile che nessuno potrà mai cancellare. Ci fa bene ricordare che la Chiesa non è una élite dei sacerdoti, dei consacrati, dei vescovi, ma che tutti formiamo il santo popolo di Dio” (dalla lettera di Papa Francesco al Card. Marc Quellet il 19 marzo 2016).

Don Renzo