L’ECOSISTEMA MUSEALE COME STRUMENTO DI DIALOGO INTERCULTURALE E INTEGRAZIONE

Proposte di collaborazione internazionale avanzate al Turin Islamic Economic Forum

Giulia Poggio, 10.03.2017                 FOTOGALLERY

TORINO – Seguire la strada già intrapresa da altri grandi musei internazionali e dare vita ad un circuito di mostre fra Torino e i Paesi islamici. Se n’è parlato alla terza edizione del Turin Islamic Economic Forum, svoltosi il 6 e il 7 Marzo al Centro Congressi Torino Incontra.

Nella due giorni di convegno, più di 50 tra ricercatori, docenti universitari, imprenditori ed esperti di economia e finanza dei paesi arabi, si sono alternati sul palco in un denso programma di approfondimenti e incontri. Obiettivo: far conoscere a istituzioni e imprese italiane e straniere le potenzialità che il territorio piemontese offre in termini di progetti e know-how, allo scopo di favorire investimenti e sviluppo economico e culturale, nonché contribuire all’integrazione dei migliaia di musulmani che oggi vivono e lavorano nel capoluogo piemontese.

Si stima infatti che solo nella provincia di Torino, operino oltre 12.500 imprenditori islamici, impegnati in svariati settori, quali turismo, commercio, edilizia e che nel 2016 l’esportazione di beni e servizi verso i paesi medio-orientali abbia raggiunto i 2 miliardi di euro, 7,3% in più dell’anno precedente.

Torino” – ha ricordato la sindaca Chiara Appendino durante il discorso di apertura – “a seguito delle trasformazioni urbane, sociali ed economiche, è diventata una città meno industriale e più turistica, meno provinciale e più cosmopolita. La vocazione di Torino è continuare ad essere internazionale”. Ma Torino è anche impresa, cultura e collaborazione.

Ne sono testimonianza, spiega Patrizia Sandretto Re Rebaudengo, presidente dell’omonima Fondazione, le eccellenze del territorio piemontese, quali il Salone Internazionale del Libro, il Torino Film Festival, il Museo Egizio, il Museo Nazionale del Cinema e innumerevoli altre iniziative ormai connaturate nella storia della città, che ne fanno una “collezione vivente”. Ma Torino non è solo musei, ma anche fiere, fondazioni e svariate iniziative di livello internazionale, quali Artissima, Luci D’Artista, la Fondazione Merz e il PAV (Parco Arte Vivente – Centro sperimentale d’arte contemporanea), nate dalla collaborazione con enti italiani e stranieri, per creare luoghi di coesione sociale e dialogo tra culture diverse.

Èproprio questa la proposta lanciata durante l’incontro da Enrica Pagella, direttrice dei Musei Reali di Torino, prossima a presentare in Bahrein le collezioni sabaude, su invito personale della sceicca del paese. Un appuntamento che potrebbe portare ad una proficua collaborazione con culture e mondi differenti, strategia già adottata con successo da rinomati musei quali il Guggenheim e il Louvre, che presto inaugureranno i loro “gemelli” ad Abu Dhabi.

Gli artisti e le opere d’arte sono importanti ambasciatori, possono creare ponti fra le culture” – ha continuato Pagella – “per una città di medie dimensioni come Torino, un legame con i paesi islamici, potrebbe rappresentare l’occasione di espandere i propri confini artistici e culturali“.

L’apertura sempre maggiore dell’economia e della società torinese a realtà lontane è stata sottolineata anche da Francesca Leon, Assessora alla cultura per la città di Torino: “Il nostro obiettivo è quello di rendere la città ancora più attrattiva sul piano culturale, per tutti. Vogliamo rafforzare il ruolo della cultura anche attraverso dei rapporti internazionali”.

Come recita infatti una delle installazioni di Luci d’Artista, normalmente collocata sul mercato coperto di Porta Palazzo, “bisogna amare le differenze”, perché sono la condivisione, la curiosità e l’apertura verso nuovi orizzonti i motori principali di crescita e sviluppo di una città all’avanguardia come Torino.

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Fotogallery di Carlo Cretella

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