LIVIO DEMARIE, PRETE SALESIANO

Intervista all’organizzatore dell’incontro di sabato 3 settembre con il vescovo autore del libro “Credo negli esseri umani: Mons. Antonio Staglianò racconta un nuovo modo di fare comunicazione”

Fabio Terranova, 02.09.2016

TORINO Sabato 3 settembre alle ore 17.30 presso la sede RAI di Torino, via Verdi 16,  Alessandra Ferraro, vice capo redattore TGR RAI Valle d’Aosta intervisterà il vescovo di Noto, Antonio Staglianò, sul tema «Credo negli esseri umani: Mons. Antonio Staglianò racconta un nuovo modo di fare comunicazione».

 L’incontro sarà aperto dal musicista iraniano Alireza Mortazavi, uno dei massimi interpreti del  santùr. Un evento eccezionale, che si è potuto realizzare grazie alla bravura di un personaggio straordinario, Livio Demarie, prete salesiano direttore dell’ufficio Comunicazione della Diocesi di Torino e della Rivista Maria Ausiliatrice.

 Da sempre appassionato di comunicazione e  sempre in prima linea sulle problematiche giovanili, don Livio si caratterizza per la sua  innata poliedricità che lo fa primeggiare nelle svariate esperienze lavorative e di formazione: dall’insegnamento al giornalismo multimediale all’uso della tecnologia più avanzata sui social network

Quale considera essere il momento culminate della sua “professionalità”?

«Anzitutto ci tengo a sottolineare che il mio impegno professionale è innanzitutto una missione sociale secondo lo spirito di San Giovanni Bosco, il grande Maestro dei giovani. Dopo gli studi di teologia e la successiva licenza in Mariologia ho continuato nei mezzi di comunicazione di massa prima in televisione poi in radio; ho imparato il linguaggio dell’autore televisivo e radiofonico che mi ha permesso di realizzare format e video. In linea con gli incarichi conferitimi ho potuto “predicare” anche con il cinema attraverso l’analisi di film e lo studio della regia. Attualmente come direttore della Comunicazione della diocesi di Torino e coordinatore editoriale della rivista Maria ausiliatrice ho la possibilità di mettere a frutto tutte le esperienze fatte per “evangelizzare comunicando”: questa per me è la soddisfazione più grande che si concretizza anche nell’essere cappellano della Rai e confessore nella Basilica di Maria Ausiliatrice».

In che modo le sue competenze radiofoniche e televisive, più in generale di comunicazione, hanno aiutato la sua missione di prete?

«Ciò che mi interessava era la capacità di mezzi come radio e tv di raggiungere tantissime persone. Quando negli anni ‘80 sono entrato in questo mondo, chi come me lavorava in radio poteva dare alle persone la possibilità di esprimere i loro gusti, era l’epoca delle dediche e della musica sul momento. Cosa questa che mi fece molto riflettere ricordandomi le parole che un giorno disse Don Bosco:se tu ami ciò che amano i giovani” – gli ascoltatori – “allora i giovani potranno amare quello che ami tu”. Ero entusiasta di conoscere l’amore di Dio che stava muovendo i primi passi dentro di me. Desideravo quindi che anche nei giovani ascoltatori, insieme al bisogno di sentire una canzone, s’infondesse la medesima soddisfazione nel capire quanto Dio ci ama e quanto Egli stesso sia Amore. Questo senza affermarlo esplicitamente ma comunicandolo anche solo col tono di voce».

-E gli ascoltatori come reagivano a questo nobile intento?

«Molti di loro cominciarono a chiedere di potermi parlare fuori dalla trasmissione. Mi raccontavano cose da grandi amici: era palese la necessità di incontrare una persona affidabile a cui dire tutto, difficoltà comprese. Di qui nasce la figura del prete con cui confidarsidi un prete però che sappia non solo ascoltare ma anche consigliare ed aiutare a scoprire quei valori umani con cui realizzarsi. Poco alla volta sono andato avanti su questa strada mantenendo al contempo l’interesse per la tecnologia soprattutto quale strumento di diffusione di collegamento e interazione».

-Lei è particolarmente preparato nell’uso dei più innovativi mezzi di comunicazione, cosa ci può dire in merito.

«Io sono sui social perché ci sono gli altri. Per me è come un nuovo oratorio. Quando voglio incontrare delle persone vado in un piazzale che può essere protetto come in un oratorio e incontro gli altri. Se sono con un computer agganciato con i social ho la possibilità di conoscere l’altro, tutto ciò che non è come me, che non pensa come me e che si collega con me da qualunque parte del mondo. Questo mi dà la possibilità di arricchirmi sia a livello di conoscenze sia a livello umano.  Mi rendo conto di quanto l’umanità sia ricca e varia. Ho capito che nessuno basta a se stesso: è automatico che quando vogliamo fare qualcosa che non conosciamo ci rivolgiamo a qualcuno che lo sappia fare. Insieme si riescono a fare tante cose belle. Se poi di una persona si scoprono pregi e valori, a questo punto si può crescere insieme: solo così possiamo capire la mentalità e il cuore della gente. Personalmente amo vedere come ama la gente. Si parla sempre di egoismi, in realtà io trovo persone che hanno sempre voglia di donarsi. Quando non hanno voglia di donarsi è solo perché nessuno si è donato a loro».

Lei ha parlato di conoscere e comprendere mentalità e cuore della altre persone; quindi il suo vuole essere anche un discorso di tolleranza?

«Tolleranza mi sa più di sopportazione! Lo chiamerei invece di “arricchimento reciproco”. Quando io tollero faccio fatica: devo fare un percorso difficoltoso per capire l’altra persona, senza magari riuscirci mai. Quello che invece riuscirò a raggiungere nell’interagire con lei avrà forgiato in me una persona più capace di relazionarsi, di parlare e di aiutare: è questo nostro corpo il vero mezzo di comunicazione».

-Ma allora oserei affermare che le sue parole suonano in perfetta sintonia con quanto recita il libro «Credo negli esseri umani: Mons. Antonio Staglianò racconta un nuovo modo di fare comunicazione».

 «Tutto quanto ho detto finora dà proprio senso all’organizzare l’evento- incontro di sabato 3 settembre con monsignor Antonio Staglianò, vescovo di Noto. Vi sono degli elementi che indurranno sicuramente a pensare; primo tra tutti il vescovo che presenterà canzoni di successo che oggi si sentono frequentemente. Questo richiama da vicino la mia esperienza in radio quando mandavo in onda musica e parole in grado di trasmettere pace e serenità,  compagnia ed amicizia. L’incontro di sabato vedrà “persone incontrarsi di persona” che sui social avevano condiviso lo stupore nei confronti di Mons. Staglianò, ma che mai prima hanno fisicamente interagito. Dopo sabato si ricorderanno vicendevolmente e probabilmente nasceranno nuove amicizie. Questo è il bello che viene dall’esperienza di radio e televisione e ancor di più dai social network. In questo caso lo scopo non è di parlare solo di evangelizzazione ma soprattutto di umanità: l’uomo riuscito per me è Gesù Cristo perché ci ha insegnato che: “ chi non viene ascoltato lo dobbiamo ascoltare e chi non viene visto lo dobbiamo vedere”».

-Complimenti veramente per aver organizzato questo eccezionale evento che ci porterà molti frutti.

«In realtà è stata Alessandra Ferraro che durante una cena mi ha proposto questo momento molto bello. Io le ho subito risposto che non vedevo l’ora perché la nostra rivista Maria Ausiliatrice aveva già intervistato Monsignor Staglianò. Soprattutto il tipo di evento proposto era tra quelli che Don Bosco avrebbe preferito: è un modo per poter parlare delle cose che piacciono ai giovani così da trasmettere i valori nascosti che emergono dalle canzoni famose. Rendendosi conto di come questo Vescovo illuminato conosca il loro mondo, allora i giovani saranno più propensi e disponibili a conoscere il suo. Nei testi delle canzoni che presenterà c’è sempre qualcuno che vuole donare qualcosa. Questo voler donare è il messaggio principe del Vangelo, è l’Amore di Dio per l’umanità».