LUCIA  ANNIBALI  CON  “IO CI SONO – LA MIA STORIA DI NON AMORE”

In occasione della giornata contro la violenza sulle donne una testimonianza autentica che si fa esempio di rinascita e speranza

ROBERTA MAGNATI, 02.12.2014                                    FOTOGALLERY

TORINO – «Nonostante quello che mi è accaduto non voglio una vita nascosta. La positività mi accompagnerà in ogni istante della mia vita. Il mio volto sono io. Parla di me, del mio dolore e della mia speranza». Con questa frase giovedì 27 novembre, nell’Aula Magna del Campus Einaudi di Torino, Lucia Annibali, l’avvocatessa di Pesaro vittima di un agguato da parte di uomini assoldati dal suo ex compagno, ha accolto le oltre 300 persone giunte per ascoltare la sua “storia di non amore”, scritta a quattro mani con Giusy Fasano, giornalista del “Corriere della Sera”.

Il libro “Io ci sono-La mia storia di non amore” vuole essere non solo denuncia e testimonianza di rinascita,ma anche monito a reagire contro l’indifferenza che spesso caratterizza le dinamiche di violenza nei confronti delle donne.

Siamo nella nuova sede della Facoltà di Giurisprudenza di Torino, in questo maestoso edificio diventato punto di incontro e scambio tra l’Università e la Città, luogo di conoscenza, formazione e confronto. Non poteva essere scelto luogo più simbolico, in rappresentanza della formazione e trasmissione dei principi etici sanciti nella nostra costituzione contro la violenza. E questa volta si può dire che è stata proprio la legge a vincere contro l’ingiustizia del male inferto a Lucia, condannando al massimo della pena il mandante della sua aggressione.

L’evento è stato organizzato dal Salone Internazionale del Libro di Torino, nell’ambito del progetto Salone Off 365, in collaborazione con il comitato torinese Se Non Ora Quando?, l’Università degli studi di Torino e le Biblioteche civiche torinesi.

Sul palco, a condurre l’incontro, Marco Pautasso, direttore dell’Ufficio Eventi del Salone Internazionale del Libro di Torino e i tre esponenti degli enti che hanno collaborato, leggendo e analizzando il libro e preparando le domande da porre a Lucia, per facilitarla nel racconto della sua vicenda: Laura Onofri per il Comitato Se Non Ora Quando?, Alessio Sandalo per le Biblioteche civiche e Chiara Barison, studentessa di giurisprudenza, per l’Università degli studi di Torino. Si sono alternati quesiti di carattere personale, relativi all’ambiente familiare e sociale che la circonda, al ruolo che i mezzi di informazione hanno avuto nella sua vicenda e all’efficacia della legge in situazioni simili a quella di Lucia.

Rivolgendo i saluti istituzionali, il Sindaco di Torino, Piero Fassino, ha elogiato Lucia Annibali per il suo coraggio, la sua testimonianza e il suo fondamentale contributo contro la violenza sulle donne, ed a nome dell’intera Città  afferma: «Vogliamo rendere onore a  una donna che ha subito una violenza drammatica e sta ancora combattendo. Siamo qui per attestare la necessità di un nostro impegno quotidiano. Le violenze sulle donne avvengono tutti i giorni e dobbiamo attuare un’azione di contrasto che faccia maturare nella società il rifiuto di ogni forma di violenza».

In un’atmosfera di profonda e sentita emozione è stato proiettato un video, realizzato dalla stessa Lucia, che, attraverso  immagini intime e personali, ripercorre il suo cammino di “rinascita”, dai primi momenti del suo ricovero subito dopo l’agguato, fino alle immagini di oggi, in cui appare sorridente, circondata dalla sua famiglia, dagli amici e dallo staff medico che l’ha curata e seguita, dimostrandole profondo affetto.

Era il 16 aprile del 2013 quando, mentre rientra a casa dalla palestra, viene ferita in volto dall’acido . A colpirla, due uomini assoldati dall’ex fidanzato, anche lui avvocato, condannato a 20 anni di carcere per lesioni gravissime e tentato omicidio. Da allora per Lucia è stato un susseguirsi di delicati interventi chirurgici, che non le hanno tolto però la forza di reagire e di condividere la sua storia.

«La mia storia di non amore, come tutte le vicende simili, è una storia che rende infelici.- spiegaLucia – Ci si trova a combattere con il senso di colpa, ma bisogna cambiare punto di vista e prendere consapevolezza che non siamo noi donne le responsabili della malvagità dell’altro. Noi ci fidiamo, amiamo, ma spesso dall’altra parte c’è il male. Non lasciamoci intrappolare dai sensi di colpa. Io ho assolto me stessa».

E continua: «In queste storie malate si crea un rapporto di dipendenza che ti toglie la forza e la fiducia in te stessa, pertanto si creano dinamiche che ti paralizzano. Bisogna capire che quella non è la normalità. Spesso tralasciamo i segnali di avvertimento perché c’è la speranza che le cose cambino, ma bisogna accettare la sconfitta».

Lucia confida le fragilità che l’hanno resa succube del suo amore sbagliato: «Avevo delle mancanze prima dei tutto nei confronti di me stessa, non mi rendevo conto del mio valore. La debolezza è lasciarsi condizionare; l’uomo violento va a scavare in quelle ferite che il mio psicanalista chiamava “narcisistiche”. Ho trovato la mia forza nel desiderio di guarire e non rassegnarmi. Voglio e vorrò essere per sempre positiva. Il nostro approccio mentale è fondamentale».

Riguardo al rapporto con la famiglia e con gli amici in questi momenti di grande disagio, Lucia ammette l’immensa difficoltà e incapacità di condivisione, soprattutto a causa della vergogna per la situazione che si sta vivendo: «Quello che posso dire ai familiari che desiderano aiutare la persona che sta soffrendo, e che non riesce a urlare il suo dolore, è di esserci sempre. Essere sempre accoglienti nei suoi confronti e non abbandonarla mai, ricordandole quanto vale».

Poi le domande toccano la questione ‘femminicidi’ e la discriminazione nei confronti delle donne.

L’avvocatessa sottolinea l’importanza dell’atteggiamento personale e dell’aiuto nei confronti delle donne che soffrono: «Non amo i luoghi comuni. Spetta a noi dare un contributo e mettere le nostre energie a disposizione degli altri. Dobbiamo lasciare un segno nella società».

E lo scopo di questo libro-testimonianza è dimostrare a tutte le donne che si può lottare e vincere anche contro una devastante violenza. «Questo libro fa parte della mia seconda possibilità di vita. – precisa Lucia – Il mio nuovo scopo è quello di condividere e aiutare. E’ un libro che si rivolge a tutti, uomini e  donne. Vuole essere sì di aiuto alle donne, per aiutarle a comprendere cosa sta succedendo loro, ma è anche molto altro. Insegna quanto sia importante il bene, la positività, l’amicizia, la forza di volontà. E’ un libro di speranza, di accettazione e accoglienza delle diversità».

La giornalista Giusy Fasano, seduta a fianco di Lucia sul palco dell’Aula Magna, spiega come l’ opera sia nata con facilità: «Io e Lucia ci siamo piaciute subito. Non abbiamo dovuto ragionare a lungo sul libro. Ho toccato le corde giuste per far suonare le note del suo cuore e lei si è sentita al sicuro. Lucia è un piccolo miracolo; – sottolinea – la sua storia in Italia è conosciuta da tutti, ma ogni volta che la presentiamo è come se ci fosse sempre qualcosa di più, qualcosa di nuovo».

Lucia fa notare, infine, come la sanità e le forze dell’ordine abbiano avuto un ruolo centrale: «La  solidarietà dei medici e delle forze dell’ordine, oltre che la loro competenza, per me hanno significato moltissimo. Hanno rappresentato umanità e sensibilità, – chiosa commossa – Questa sensibilità purtroppo a volte manca ai mass media che si occupano di vicende come la mia. Bisogna fare in modo che gli altri rispettino il dolore e non bisogna farsi strumentalizzare. C’è bisogno di attenzione, delicatezza, sensibilità e rispetto per situazioni così delicate».

La nuova Lucia guarda al futuro con forza, ottimismo e fiducia: «Sono grata a tutte le persone che ho incontrato e a tutti quelli che hanno avuto un pensiero per me, e alle donne voglio dire: voletevi bene, tanto, tantissimo. È questa la chiave, se ti vuoi bene non consenti a nessuno di trattarti come uno straccio. Dovete credere in voi stesse».

Venerdì 28 novembre, giorno successivo all’incontro al Campus Einaudi, Lucia Annibali è stata accolta dagli studenti dell’Istituto di Istruzione Superiore  Majorana di Moncalieri che, nelle settimane precedenti l’appuntamento, hanno letto e analizzato le pagine del suo libro.  Ci sono momenti che a volte valgono più di tante lezioni e di tante parole lette in fretta e questi ragazzi hanno avuto l’occasione di viverne uno speciale.

Agli studenti, che le hanno posto domande anche personali e intime, Lucia ha offerto un insegnamento semplice: «Dobbiamo scegliere che tipo di persone vogliamo essere. E sarebbe bello se, in questo momento di follia collettiva, voi ragazzi sceglieste di fare la differenza, di essere originali. Di essere affettuosi, gentili, amorevoli verso le vostre compagne. Alle ragazze auguro di essere libere, di essere sempre voi stesse e di non lasciarvi convincere che c’è qualcosa che non va in voi. Esiste un solo tipo di amore: quello buono, che ti rende felice, che ti sprona a migliorare, che è libertà e indipendenza. Per amare nel modo giusto non bisogna avere fretta. E’ necessario conoscere prima se stessi e darsi il tempo di conoscere l’altro».

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Fotogallery di Carlo Cretella

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