“NON ABBIATE PAURA DI ANDARE NELLE PERIFERIE”

È il grido incessante di Papa Francesco nella sua prima visita a Milano

Giulia Poggio, 25.03.2017

MILANO – «Andate nelle periferie, andate ai confini a incontrarvi col Signore, a rinnovare la missione delle origini, alla Galilea del primo incontro. Scegliete le periferie, risvegliate processi, accendete la speranza spenta e fiaccata da una società che è diventata insensibile al dolore degli altri». 

Lo afferma Papa Francesco, in visita oggi 25 Marzo a Milano, accolto con grande calore da un bagno di folla.

E sono proprio le periferie la prima tappa della visita del pontefice nel capoluogo lombardo, inaugurata a partire dalle cosiddette “Case bianche” di via Salomone, nel quartiere popolare Forlanini, da anni in attesa di interventi di riqualificazione. Una scelta non casuale, ma un modo per manifestare solidarietà e vicinanza a quanti vivono in povertà ai margini della società, dimenticati da concittadini e istituzioni. In questa zona infatti, nella cintura est della città, numerosi edifici popolari sono stati a lungo abbandonati, costringendo le famiglie a barcamenarsi tra vari disagi e difficoltà sociali ed economiche. Qui la visita a tre famiglie, esempio di quanti, senza l’aiuto di nessuno, vivono il dramma della disoccupazione o della malattia: una coppia di anziani, con il marito gravemente malato, una famiglia con un disabile grave, assistito dai parenti e una famiglia di immigrati marocchini, che collaborano con la scuola parrocchiale di lingua araba.

Ed è proprio agli abitanti delle case popolari che il Santo Padre lancia un messaggio forte: «La Chiesa deve andare incontro a tutti, nelle periferie, anche ai non credenti e ai non cristiani», a testimonianza di quanto i suoi viaggi, che includono sempre incontri nelle zone più povere e disagiate, siano dettati dal precetto evangelico dell’aiutare i più sfortunati, che hanno più bisogno di consolazione ed aiuto.

«La realtà si vede meglio dalla periferia che dal centro – aveva detto durante un viaggio in una baraccopoli alla periferia di Buenos Aires – normalmente noi ci muoviamo in spazi che in un modo o nell’altro controlliamo. Questo è il centro. Nella misura in cui usciamo dal centro e ci allontaniamo da esso, scopriamo più cose». Ed è proprio tale consapevolezza a fare da cornice ad un gesto tanto semplice quanto significativo compiuto dal Papa nella mattinata: la consegna delle chiavi di una nuova casa a quattro famiglie in difficoltà nel quartiere di Niguarda dove, entro l’estate, 55 alloggi restaurati verranno messi a disposizione di altrettante famiglie.

Mosso dalla volontà di andare incontro agli altri per portare l’amore e la misericordia di Dio, Bergoglio si è poi recato al carcere di San Vittore dove ha incontrato tutti i 900 detenuti, prevalentemente stranieri, ed ha pranzato con 100 di loro, che si sono anche cimentati in cucina. Un portone, quello di piazza Filangeri, che nessun Papa finora aveva mai varcato e che per la prima volta apre le porte alla Chiesa. Qui il Pontefice ha incontrato gli operatori e le autorità penitenziarie ed alcune detenute ospitate dall’Icam (Istituto Custodia Attenuta per Detenute Madri) con i loro bambini. È seguito l’incontro con i detenuti “protetti”, che a causa dei crimini commessi vengono tenuti in isolamento. Obiettivo della visita, dimostrare che la misericordia del Signore è immensa e che nel suo regno c’è posto anche per gli “ultimi”, i carcerati, i feriti, gli ammalati, gli affaticati e gli abbandonati ed è nei loro volti, nei volti di chi ha bisogno, che si scopre la tenerezza di Dio.

Compito non sempre facile da attuare, ma d’altra parte, come ha ricordato il Santo Padre, «Non dobbiamo temere le sfide, le sfide bisogna prenderle per le corna, come i buoi: dobbiamo piuttosto temere una fede senza sfide, che si ritiene completa».