PENTECOSTE: IL SOGNO PRENDE FORMA

La festa di Pentecoste è vissuta, nella coscienza diffusa, come la festa dello Spirito Santo, respiro di vita, di libertà, di fede, di creatività. G. Ravasi in Breviario (Domenicale de Il Sole 24ore, 20.05.2018) scrive che: “Gli antichi maestri sostengono che Dio ha lasciato un frammento di sé nell’uomo, quando lo ha creato. Gli ha donato una delle sue prerogative più potenti: la forza dell’immaginazione … Ha pensato l’uomo e ha creato l’uomo. Ha pensato il sole e ha creato il sole. (K. Abdolah)”. Immaginare è creare e, per questo, siamo simili al Creatore. Questa nostra caratteristica è poco sollecitata oggi da una cultura segnata dall’utilitarismo, che condiziona “la libera navigazione nel cielo del pensiero, del gioco, dell’inventiva”.  La festa di Pentecoste celebra il tempo in cui un sogno prende forma.

Gesù di Nazareth, Rabbi cresciuto nella fede ebraica e nella cultura rabbinica, vivendo un fortissimo rapporto don il Dio della vita suo Padre lungo gli anni passati nella sua terra, visse e annunciò un sogno grande e operante: “Il Regno di Dio è vicino… convertitevi!”. 

Questo sogno contagiò un piccolo gruppo di discepoli, pescatori di professione, un esattore delle tasse e alcune donne che condivisero il sogno e arricchirono il gruppo dei discepoli di un appassionato amore. A causa di questo sogno annunciato e comunicato al popolo, Gesù si inimicò il potere religioso-politico del Sinedrio, che reagì condannandolo a morte. Il venerdì, di quella Pasqua ebraica, segnò la sconfitta del sogno. Tutti i discepoli maschi vissero quel giorno come una sconfitta e fuggirono, meno uno, Giovanni, che stette ai piedi della Croce con le donne. I discepoli si rinchiusero poi impauriti nel cenacolo.

La mattina del 1° giorno dopo il sabato, capitò l’imprevisto: alcune donne annunciarono di averlo visto e incontrato Risorto. Seguirono visite del Risorto “ai suoi” … Passò tempo, quanto tempo? L’incontro con il risorto riattivò il sogno …

Quando furono scritti i primi resoconti di quell’avventura si immaginò, utilizzando il racconto di Es. 19 come sfondo e chiave di lettura, che il luogo dove di trovavano i discepoli, fosse stato invaso da lingue di fuoco e ricolmato di Spirito Santo. (Lc. 2,1-11)

Lo Spirito del Risorto alimentò l’immaginazione, riaccese la memoria dei giorni vissuti con il Rabbi, attivò un progetto comune di annuncio e fece del gruppo una piccola assemblea (ecclesia), segno visibile e attivo del Regno. Così iniziò il cammino del cristianesimo nei secoli.

Lungo i due millenni, il dono dello Spirito continuò e la sua azione fu descritta in sette funzioni, numero biblico che configura una donazione piena: i sette doni dello Spirito Santo.

Consiglio: indica la strada e le caratteristiche del Regno; sapienza: la passione per capire, cercare e crescere; fortezza: la forza per mantenere gli impegni; intelletto: lo sguardo nel reale, oltre le apparenze, per scoprire le scintille di verità e presenza del Regno; scienza: discernimento dei beni presenti nel reale per camminare verso una felicità possibile; pietas: desiderio di far proprio lo stile di Dio; timor Dei: la decisione di assumere le proprie responsabilità e mantenere le promesse … E lo Spirito assicura la benedizione.

  don Renzo

Ivrea, 20 maggio 2018