LA RINUNCIA DEL SANTO PADRE BENEDETTO XVI AL MINISTERO PETRINO

ROMA –   Mercoledì 13 febbraio si è svolta al mattino la penultima udienza generale  del Santo Padre in Vaticano e al pomeriggio  la celebrazione della Messa delle Ceneri nella Basilica di San Pietro.  Gli impegni del Papa saranno mantenuti sino al 28 febbraio, ultimo giorno di pontificato.

Prima della catechesi nell’Aula Paolo VI, gremita di pellegrini, il Santo padre, accolto con scroscianti applausi,   ha ribadito il motivo della sua rinuncia: «Ho fatto questo in piena libertà per il bene della Chiesa, dopo aver pregato a lungo ed aver esaminato davanti a Dio la mia coscienza, ben consapevole della gravità di tale atto, ma altrettanto consapevole di non essere più in grado di svolgere il ministero petrino con quella forza che esso richiede.»

Nel discorso in preparazione della Quaresima  si è soffermato sulle tentazioni di Gesù Cristo nel deserto, « luogo del silenzio, della povertà, dove l’uomo è privato degli appoggi materiali e si trova di fronte alle domande fondamentali dell’esistenza […] ma anche il luogo della morte […] ed è il luogo della solitudine, in cui l’uomo sente più intensa la tentazione […]. Così Egli si carica delle nostre tentazioni, porta con Sé  la nostra miseria, per vincere il maligno e aprirci il cammino verso Dio, il cammino della conversione».

Fa riferimento alle difficoltà  che un cristiano incontra nella società contemporanea: «Non è facile  essere fedeli al matrimonio cristiano, praticare la misericordia nella vita quotidiana, lasciare spazio alla preghiera e al silenzio interiore; non è facile opporsi pubblicamente a scelte che molti considerano ovvie, quali l’aborto in caso di gravidanza indesiderata, l’eutanasia in caso di malattie gravi, o la selezione degli embrioni per prevenire malattie ereditarie. La tentazione di metter da parte la propria fede è sempre presente e la conversione diventa una risposta a Dio che deve essere confermata più volte nella vita ».

Nel rinnovare l’impegno di   cammino di conversione nell’Anno della Fede,  ha fatto l’esempio di alcune figure come san Paolo lungo la via di Damasco, di sant’Agostino, dello scienziato russo Florenskij che diventa monaco, e  tra le  figure femminili l’ebrea Etty Hillesum, vittima dell’Olocausto, e la  giornalista statunitense  Doroty Day (www.vatican.va ).

Pubblichiamo il testo  tradotto in lingua italiana  del  messaggio del Santo Padre di  rinuncia al ministero del Vescovo di Roma  letto in latino lunedì 11 febbraio nel corso del Concistoro per la canonizzazione di alcuni Beati presso il Palazzo Apostolico Vaticano (www.vatican.va)

Carissimi Fratelli,

vi ho convocati a questo Concistoro non solo per le tre canonizzazioni, ma anche per comunicarvi una decisione di grande importanza per la vita della Chiesa. Dopo aver ripetutamente esaminato la mia coscienza davanti a Dio, sono pervenuto alla certezza che le mie forze, per l’età avanzata, non sono più adatte per esercitare in modo adeguato il ministero petrino. Sono ben consapevole che questo ministero, per la sua essenza spirituale, deve essere compiuto non solo con le opere e con le parole, ma non meno soffrendo e pregando. Tuttavia, nel mondo di oggi, soggetto a rapidi mutamenti e agitato da questioni di grande rilevanza per la vita della fede, per governare la barca di san Pietro e annunciare il Vangelo, è necessario anche il vigore sia del corpo, sia dell’animo, vigore che, negli ultimi mesi, in me è diminuito in modo tale da dover riconoscere la mia incapacità di amministrare bene il ministero a me affidato. Per questo, ben consapevole della gravità di questo atto, con piena libertà, dichiaro di rinunciare al ministero di Vescovo di Roma, Successore di San Pietro, a me affidato per mano dei Cardinali il 19 aprile 2005, in modo che, dal 28 febbraio 2013, alle ore 20,00, la sede di Roma, la sede di San Pietro, sarà vacante e dovrà essere convocato, da coloro a cui compete, il Conclave per l’elezione del nuovo Sommo Pontefice.

Carissimi Fratelli, vi ringrazio di vero cuore per tutto l’amore e il lavoro con cui avete portato con me il peso del mio ministero, e chiedo perdono per tutti i miei difetti. Ora, affidiamo la Santa Chiesa alla cura del suo Sommo Pastore, Nostro Signore Gesù Cristo, e imploriamo la sua santa Madre Maria, affinché assista con la sua bontà materna i Padri Cardinali nell’eleggere il nuovo Sommo Pontefice. Per quanto mi riguarda, anche in futuro, vorrò servire di tutto cuore, con una vita dedicata alla preghiera, la Santa Chiesa di Dio.

“Rispetto e gratitudine” intitola L’Osservatore romano del 13 febbraio, per i tanti messaggi indirizzati a Papa Ratzinger da autorità internazionali come Ban Ki-moon segretario generale delle Nazioni Unite, il presidente Usa Barack Obama, il presidente della Commissione europea José Manuel Durão Barros, il re  spagnolo Juan Carlos  e   i numerosi rappresentanti cristiani e di altre comunità religiose.

«Traspariva come fosse provato e fosse consapevole anche di una fatica difficilmente sostenibile. Credo che il suo sia stato un gesto di straordinario coraggio e di straordinario senso di responsabilità» ha  dichiarato il presidente Napolitano facendo riferimento ad un  colloquio avuto con il pontefice  alcuni giorni prima  dell’annuncio della rinuncia al ministero.

REDAZIONE