ROMANIA LIBERA: “L’ULTIMO DECENNIO COMUNISTA”

I momenti più drammatici della storia della Romania nella presentazione del libro omonimo, organizzata dall’Istituto Romeno di Cultura e Ricerca Umanistica di Venezia al Salone Internazionale del Libro di Torino (Sala Romania) con gli interventi di Gabriel Andreescu e Roberto Scagno moderati da Mara Chiriţescu.

Davide Ghezzo, 20.05.2016                FOTOGALLERY

TORINO – Se è vero che la presenza di emigrati romeni in Italia diventa sempre più consistente, allora è sempre più chiara l’importanza di persone e associazioni che si occupino di mediare tra le due culture, in primo luogo sul piano linguistico-letterario, veicolo privilegiato di una conoscenza reciproca che appare ormai necessaria per evitare la pericolosa diffusione di stereotipi e pregiudizi a sfondo razzista.

Degna di nota allora è la presenza, al recente Salone del Libro di Torino, dell’Istituto Culturale Romeno di Bucarest attraverso l’Istituto Romeno di Cultura e Ricerca Umanistica di Venezia, diretto dal professor prof. Rudolf Dinu.  Si tratta di Enti che operano ormai da anni per la diffusione di una cultura diremmo bilingue, a livello divulgativo e accademico, come dimostrano anche i periodici pubblicati a cura dell’Istituto di Venezia: Quaderni della Casa Romena di Venezia, riportanti atti di convegni e incontri di rilievo internazionale, dedicati al dialogo interculturale e Annuario dell’Istituto Romeno di Cultura e Ricerca Umanistica di Venezia.

Ma se la presenza della cultura romena in Italia è un fatto ormai assodato e diffuso – si pensi anche alla forte diffusione sul territorio italiano delle comunità di cristianesimo ortodosso – qualcosa avviene ormai anche in senso contrario. Nel cuore di Bucarest, per esempio, spicca la presenza di una Libreria e Casa editrice italiana, che si ispira e prende il nome da un grande letterato piemontese, avendo scelto l’appellativo di Pavesiana. Si tratta di una realtà nuova e naturalmente per ora di nicchia, ma che in breve vanta già un catalogo con numerosi titoli tra saggi storici, narrativa e poesia, e ha avviato anche una rivista letteraria bilingue dal suggestivo nome di Paradigma.

Dimostrando notevole ambizione e coraggio, nel 2013, la Pavesiana ha presentato un proprio stand al Salone del Libro torinese.

All’edizione di quest’anno 2016, la Casa editrice è stata invitata presso lo stand della Romania curato dalla dott.sa Aurora Firta dell’Istituto Romeno di Cultura e Ricerca Umanistica di Venezia a presentare una delle sue più recenti pubblicazioni: “L’ultimo decennio comunista. Lettere inviate a radio Europa Libera 1979-1985, a cura di Gabriel Andreescu e Mihnea Berindei. All’evento, introdotto e moderato da Mara Chiritescu, ideatrice e direttrice di Pavesiana, hanno partecipato il curatore Gabriel Andreescu e Roberto Scagno, affermati docenti universitari. L’ampio volume, che costituisce peraltro solo la prima parte di un distico, si offre come corposa testimonianza della fase certo più drammatica della storia romena postbellica, ovvero il decennio che concluse l’aspra parabola del comunismo in Romania, e della connessa dittatura di Nicolae Ceauşescu.

Le lettere inviate all’emittente internazionale che in quegli anni costituiva il ponte tra l’Europa democratica e quella sottoposta al tallone di ferro del comunismo provengono dalle fonti più diverse, rappresentanti l’intera società romena del periodo: si tratta di operai, impiegati, infermieri, autisti, pensionati, emigranti, artisti… In effetti la maggior parte delle lettere rimane anonima o firmata semplicemente nei termini generali di un gruppo, anche perché la securitate, la temibile polizia politica di Ceausescu, era al lavoro per tacitare l’emittente, in collaborazione con la stessa Unione Sovietica, da cui proveniva un’incessante opera di disturbo delle frequenze radio. Numerosi furono gli attentati che colpirono redattori e speakers di Radio Europa Libera in Romania (e non solo), attività criminosa che proseguì in pratica fino al termine della parabola del comunismo e di Ceauşescu – conclusasi nel 1989 – senza peraltro riuscire a ridurre in silenzio la voce di protesta dell’emittente.

Si tratta di pagine che denotano e articolano il dolore di un popolo sottomesso e schernito dalle promesse della dittatura, quali ‘socialismo più elettricità’, laddove la realtà offriva miseria e appiattimento delle intelligenze e dei talenti individuali sotto l’egida e l’impersonale controllo del partito unico. Sono fotografie forti e risentite di un periodo tristemente degno di entrare nei libri di storia, affinché tali storture e degenerazioni delle idee politiche non abbiano più a ripetersi.

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