SULLE ORME DI MARIA BONINO, STELLA DI LUCE

Nel decennale della scomparsa, un grande convegno che fa rivivere il suo eroico spirito missionario di donna- medico pronta a sacrificarsi per curare i malati. Vincono i due premi a lei intitolati la ricercatrice Silvia Angeli e il medico Hans Unim

MARTINA PRAZ, 01.04.2015                        FOTOGALLERY

AOSTA Se la mia morte fosse lultima non mi dispiacerebbe morire. Con queste parole, Maria Bonino si rivolgeva a stento alle persone a lei più care, quando ormai i sintomi del virus di Marburg la stavano divorando giorno dopo giorno, fino a portarsela via, a Luanda (Angola), quel 24 marzo 2005. Maria non era una donna qualunque e non è solo questa forte dichiarazione a testimoniarlo. 

Era un pediatra speciale: per anni ha prestato servizio nellospedale di Aosta, poi lamore per le realtà e le popolazioni più disagiate al mondo lhanno spinta a diventare membro attivo del CUAMM (Medici con lAfrica). Solarità e determinazione l’hanno sempre accompagnata in una missione speciale: regalare sorrisi e sostegno sanitario a bambini, donne e uomini, in una terra tanto affascinate quanto povera, l’Africa.

Di lei, e della “sua Africa”, si è parlato nel convegno Rotte di cooperazione. Buone pratiche per ricordare Maria Bonino 10 anni dopo, tenutosi sabato 28 marzo, a partire dalle ore 9, nel salone di Palazzo Regionale di piazza Deffeyes.  Una mattinata ricca, intervallata da vere e proprie testimonianze di vita di associazioni valdostane e non, unite dalla passione per il territorio africano e il desiderio di regalare un’esistenza più serena alle popolazioni locali. Nei panni di moderatore Enrico Martinet, giornalista de “La Stampa”.

A dare il via al ciclo di interventi l’Assessore Regionale Antonio Fosson, che ha ricordato al pubblico il per nulla scontato significato del termine cooperazione: Cooperare significa collaborare su attivitàe buone pratiche che possano migliorare il mondo – afferma Fosson – sul modello di Maria che in Africa ci restava quando le epidemie scoppiavano. Un esempio che ha ispirato anche la nascita dell’omonima Fondazione, diretta dal fratello Paolo Bonino, impegnata in prima linea nella lotta alle emergenze sanitarie in Uganda, Swaziland, Etiopia, Tanzania e Angola, con risultati più che soddisfacenti.

Ospite immancabile, don Dante Carraro, presidente del CUAMM (Medici con lAfrica). Toccante la sua relazione incentrata sulle difficoltànell’approccio con la popolazione del Sud Sudan, all’inizio diffidente nei confronti dei bianchi. Dopo tanti sacrifici, siamo riusciti a mettere in piedi un ospedale rimasto vuoto per due anni a causa del timore della gente di entrare in una struttura sconosciuta. – racconta Don Dante – Solo imparando a essere con i disagiati, assumendo un po’ della loro povertà si può arrivare a curarli, dando vita a veri e propri miracoli della natura. E ragioni quasi inspiegabili sono alla base delle vite che si riescono a salvare da un’epidemia così crudele come l’ebola. In paesi fragili di 350.000 abitanti come Pujung, in Sierra Leone,  in cui basta un minimo contatto per essere contagiati,  il reprimere la diffusione del virus assume i toni di una mission impossible. La priorità? Portare in salvo il maggior numero di persone possibile:Mai come in questi casi la cooperazione fa la forza – continua Carraro – abbiamo organizzato delle zone di isolamento per i contagiati, campagne di sensibilizzazione e check point di controllo della febbre. Più di mille le persone in quarantena, tanti casi di sopravvissuti, molte le donne che hanno potuto dare alla luce i loro bimbi senza contrarre la malattia.

In queste condizioni, quanto deve essere bello contribuire a salvare una vita umana? Lo hanno raccontato  le sorelle Francesca e Federica Cavalieri, pediatra e ostetrica valdostane, reduci da un’esperienza lavorativa nell’ospedale di Chaaria in Kenya. I miracoli esistono – concordano – e la commozione è forte quando sono gli stessi pazienti ad iniziare a collaborare tra di loro aiutandosi materialmente e moralmente per mettere KO la malattia.

Non è stata solo la medicina la protagonista indiscussa del convegno, largo spazio è stato dato anche alla cultura, di cui l’Africa ne è davvero ricchissima. Ed è proprio questa ricchezza ed in particolare la musica ad aver ammaliato Marco Giovinazzo, presidente dellAssociazione Culturale valsostana Tamtando. Dal 2006 organizza vacanze studio in Burkina Faso, a Bobo-Dioulasso, aperte a tutti coloro che sono interessati  ad avvicinarsi alla dimensione culturale e musicale africana. Laccoglienza e il calore della gente locale ogni volta ci commuove  sottolinea Giovinazzo – per questo abbiamo deciso di creare una galleria darte per gli artisti della zona e di inviare diversi container di materiale per ospedali e scuole.

Cultura fa rima con agricoltura: da qui l’iniziativa dell’Associazione Valdostana Solidarietàe Fratellanza Madagascar, incentrata  nella creazione di diversi orti didattici nei pressi delle scuole dell’isola. L’obiettivo? La divulgazione di metodi di coltivazione tradizionale tra i più giovani, con la collaborazione del presidio Slow Food Vda. Ora il secondo passo – aggiunge Sergio Zoppo, rappresentante dell’associazione – consiste nel stabilire un contatto epistolare tra scuole del Madagascar e scuole valdostane al fine di condividere tra i più giovani realtà  diverse. E tra i tanti concittadini trapiantati in Africa, ce ne sono due speciali, Anna e Amedeo Danna, che si occupano della promozione del territorio per un turismo solidale: un progetto che prevede lo stretto contatto tra turista e popolazione autoctona facendo conoscere l’artigianato, l’architettura, la cucina e le bellezze locali. Una bella iniziativa presentata da Cristina Scoffone, responsabile dellassociazione ProgettoMondo Mlal, impegnata nel garantire standard di vita sostenibili per tutti.

Durante la mattinata sono stati assegnati anche i due premi Maria Bonino: il primo alla ricercatrice di Trento, Silvia Angeli, per la scoperta di un regime alimentare proteico per salvare i nati prematuri di basso peso. Il secondo a Hans Unim, medico nigeriano, per i suoi studi contro l’anemia indotta da malaria.

Risultati desiderati ma sofferti, per di più ottenuti in realtà talmente fragili che basta il minimo errore per mandare tutto a monte. Risultati figli della collaborazione e della solidarietà tra medici e pazienti e non del progresso tecnologico. Infatti, mai come in questi casi, la cooperazione e l’informazione possono rendere più efficace la lotta perché, come insegnava Maria Bonino: non è larma scintillante che vince la battaglia, ma il cuore del guerriero.

—————————————

{photogallery}images/stories/Fotogallery2015/MariaBonino{/photogallery}