TEATRO REGIO: ORATORIO PER UN GIORNO

A 200 anni dalla nascita San Giovanni Bosco accende i cuori con 200 nuovi posti di lavoro entro il 16 di Agosto, giorno del suo compleanno, e la rivalutazione degli Oratori con le attività culturali itineranti del Salone del Libro

LAURA CAPPELLI, 30.01.2015                              FOTOGALLERY

TORINO Cento ragazzi e ragazze in maglietta rossa per celebrare con  un grande spettacolo sul palco del Teatro Regio il bicentenario della nascita di un personaggio la cui vita fu indubbiamente spettacolare: quella di Don Bosco, il santo dei giovani che tanto amò e da cui tanto venne amato. Maria Teresa di Calcutta lo definì un “magnifico cuore per i poveri” e Umberto Ecoun geniale riformatore”, ma Don Bosco andò oltre, arso da  un fuoco ineffabile e creativo che non riesce ad estinguersi neppure dopo due secoli.

La Famiglia Salesiana ha scelto di aprire al Regio la prima di una serie di importanti giornate  a  livello nazionale per commemorare l’evento che culmineràpoco prima del 16 agosto, giorno del compleanno di Don Bosco, con la visita di Papa Francesco il 21 giugno a Torino e la messa solenne concelebrata per la grande occasione dal rettor maggiore, don Angel Fernandez Artime.

Allo spettacolo hanno presenziato un folto numero di suore salesiane, chiamate Figlie di Maria Ausiliatrice, la cui madre generale , di origine francese, suor Yvonne Reungoat, è stata letteralmente presa d’assalto (affettuosamente) al termine dello spettacolo intitolato proprioUn amore moderno da 200 anni”, durante il quale i giovani studenti del liceo Valsalice hanno ballato, cantato, suonato e recitato in rappresentanza di tutti i loro coetanei sparsi nei 132 Paesi del mondo in cui è presente la congregazione.

Tre ore di spettacolo a ritmo serrato presentato dal simpatico Gigi Cotichella che ha subito chiamato sul palco l’arcivescovo Cesare Nosiglia, l’ispettore dei Salesiani del Piemonte Enrico Stasi, il sindaco Piero Fassino, il presidente della Regione Sergio Chiamparino e il sottosegretario al Welfare Luigi Bobba. «La vita di Don Bosco – ha detto Nosiglia – è stata una perfetta testimonianza dedicata all’educazione della gioventù poiché riuscì ad accedere ai loro cuori». Il sindaco ha ricordato che gran parte dell’identità di Torino la si deve proprio al Santo, e Chiamparino ha aggiunto che la città fa del suo meglio per «essere all’altezza della sua preziosa eredità». In un messaggio inviato per l’occasione dal presidente della Repubblica, Giovanni Napolitano definisce Don Boscocome il punto assoluto di riferimento in campo educativo, per il quale i giovani non sono oggetto ma amato soggetto

Lo show “200 anni d’amore moderno” è stato concepito anche come una provocazione al mondo degli adultidal 1841 fino alla morte nel 1888 Giovanni Don Bosco, quasi seguendo un profetico sogno fatto all’età di nove anni, cominciò a raccogliere i ragazzi più poveri e sbandati dalle strade di Torino, inventando un nuovo metodo pedagogico basato sul riconoscimento dell’intrinseco valore spirituale e morale di ogni ragazzo, che lo farà diventare uno degli educatori più conosciuti e amati  al mondo.

Lo spettacolo è stato seguito da un numerosissimo pubblico tra cui figuravano salesiani dall’Italia e dall’estero, protagonisti del mondo politico, civile, economico e culturale, tutti personaggi di potere che hanno la possibilità di compiere azioni  incisive con grande impatto sulla società. E’ proprio da loro che è nata l’idea di fare qualcosa di concreto, e cioè creare 200 posti di lavoro per altrettanti giovani, uno per ogni anno del bicentenario. Si tratta di un’iniziativa che ha già trovato una risposta positiva presso la Confindustria e altri settori imprenditoriali. Un gesto simbolico per dire che qualcosa si può e deve essere fatto. Il progetto pilota nasce a Torino ma si spera che verrà copiato anche da altre città e regioni. Tornando allo spettacolo c’è da segnalare il commovente monologo dell’attrice Laura Curino, in cui evoca la Torino all’epoca di Don Bosco piena di ragazzini poveri ed emarginati, e il divertente sketch del comico Giacomo Poretti che ricordava il periodo fruttuoso della sua infanzia trascorsa all’oratorio. Infine, il direttore de “La Stampa” Mario Calabresi ha intervistato don Artime. «La nostra famiglia salesiana – ha affermato – è una grande famiglia amica dei giovani.  Troppo spesso infatti la società è pensata solo per gli adulti e non da spazio ai giovani, ma noi Salesiani siamo in tutto il mondo e ci  curiamo davvero di loro!».

Altra proposta interessante è giunta dal presidente del Salone del libro, Rolando Picchioni, che con entusiasmo manifesta disponibilità ed interesse ad«avviare una collaborazione con gli  oratori per portarvi le attività culturali che il Salone promuove durante l’anno».

Insomma, anche dopo duecento anni, è ancora lui, Don Bosco ad animare e ad attivare nuove idee per aiutare i ragazzi di tutto il mondo, sin da quando da ragazzo fondò tra i suoi coetanei “la società dell’allegria”, basata sulla “guerra al peccato”. Personalità forte e intraprendente, dall’intelligenza eccezionale, Don Bosco si è trasformato in una delle più belle e poetiche realtà cristiane,  un’anima moderna, intramontabile, portatrice di valori essenziali e profondi. Nato  in una misera cascina di Castelnuovo d’Asti, è riuscito attraverso un’ infaticabile attività sempre ispirata ad un’autentica carità cristiana a raggiungere il mondo intero. Con le sue parole, a volte anche semplici, come le famose “state allegri ma non fate peccati”, ha redento migliaia e migliaia di giovani. Un santo che fu in grado di infondere nei suoi ragazzi il segreto dell’esistenza: “Tutto passa, ciò che non è eterno non è niente. Per vivere una buona vita, era solito ripetere Don Bosco, bastaessere buoni cristiani e onesti cittadini”. Con grande umiltà, si mise dunque al servizio dei “suoi” figli,  proprio come Gesù, “che venne a ubbidire e non a comandare”.

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FOTOGALLERY DI CARLO CRETELLA

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