PER L’EDUCAZIONE ALL’USO DEI MEDIA: INTERESSANTE TRASMISSIONE SUL WEB
Le parole di Luca Borgomeo, presidente di AIART, una onlus d’ispirazione cattolica

 

TORINO – Gli incontri del laboratorio “Animatori cultura e comunicazione” gestiti da COPERCOM (Coordinamento delle Associazioni per la Comunicazione), curati e diretti da Paolo Bustaffa, con il coordinamento di Riccardo Benotti, si svolgono in diretta video ogni mercoledì alle 21 e sono accessibili dal sito www.copercom.it. Luca Borgomeo, presidente nazionale dell’AIART, ovvero l’Associazione Italiana Ascoltatori Radio e Televisione, è stato l’ospite dell’incontro di mercoledì 24 novembre. L’AIART è un’associazione onlus di matrice cattolica nata nel 1954 su iniziativa di Pio XII, il venerabile Eugenio Pacelli, che comprese quanto fosse delicato il tema della comunicazione. Le attività dell’associazione continuano ancor oggi, tenendosi al passo con i tempi dell’evoluzione mediatica. AIART è una realtà fra le 28 associazioni aggregate a COPERCOM, che nell’ambito della comunicazione sociale si sono unite con l’impegno di “affermare la dignità e i diritti della persona umana” attingendo ai valori cristiani e ai principi della Costituzione.
Con la conduttrice Miela Fagiolo d’Attilia, giornalista e responsabile della Comunicazione dell’AGE (Associazione italiana Genitori), Luca Borgomeo ha trattato il tema di riflessione della serata “Accendere la coscienza davanti a radio e tv. Come educarci ed educare all’uso dei media?” mettendo in evidenza il rapporto tra media, in particolare la tv, e pubblico, con specifico riferimento a recenti fatti di cronaca. Pare purtroppo che, maggiore sia il tempo che si dedica ai media, maggiore sia il pericolo a cui si va incontro, se non si è ben responsabili, educati all’uso dei media, ovvero ad essere spettatori o utenti attivi.
“Accendere la coscienza vuol dire essere vigili, saper discernere, giudicare in modo critico, e saper usare in modo responsabile le tante risorse diffuse dai media”, precisa con tono incalzante Borgomeo. “Con un clic si può decidere di spegnere o cambiare programma o canale – prosegue il presidente AIART- quando l’identità, e con essa i valori etici, morali, religiosi, degli spettatori, quelli televisivi, dei videotelefonini, di internet, vengono violati e calpestati senza rispetto delle normative e dell’etica, in particolar modo quella dei minori e delle persone più fragili, dei disabili e degli anziani”.
La campagna di raccolta firme su iniziativa popolare, conclusasi con successo qualche mese fa, si propone di far inserire nelle scuole un corso di Media Education mirato appunto ad educare in modo responsabile all’uso dei media. Con una certa ironia, il napoletano Borgomeo afferma: “Siamo destinati ad essere cambiati dai media, anche nella scala di valori che orientano le scelte di vita quotidiana”. E’ un dato che non sorprende affatto, se si considera l’eccessiva pervasività e invadenza dei media, dalla televisione al web ai videogiochi ai telefonini digitali, il cui uso, in un modo sempre più globalizzato, è diventato la normalità. Per questo è necessario essere vigili, stimolare la formazione e partecipazione critica all’uso dei media nelle persone, la sensibilizzazione al problema complesso di come le risorse dei media possono condizionare gli stili di vita dei cittadini, e denunciare le infrazioni alle autorità attraverso dei moduli predisposti dall’AIART: queste sono le tre attività di cui si occupa l’associazione, come spiega Borgomeo.
Non bisogna nascondersi dietro all’alibi di chi vive con la tv: “La tv è lo specchio della realtà”. Occorre assumere un atteggiamento critico e riconoscere il livello di qualità dei programmi senza farsi ingannare e privilegiare nei dibattiti la competenza alla notorietà di tanti volti che appaiono sullo schermo. Solo così anche uno show che può sembrare innocuo, come “Ti lascio una canzone”, si dimostra per quello che è davvero: “… una strumentalizzazione dei bambini, la cui infanzia è stata tradita, perchè vengono trattati da grandi, a differenza de “Lo Zecchino d’Oro”, in cui cantavano come bambini”.
Importante, come ha sottolineato l’ospite, è impedire di essere trasportati dentro i reality, tenendo a mente il confine tra finzione e realtà che sembra essere sempre meno chiaro: “Non si rispetta neanche più l’etica, si pensa solo a fare spettacolo e si chiamano addirittura volti noti, ma non competenti, per discutere di fatti di cronaca nera, che talvolta lasciano esterrefatto, disorientato chi ascolta”.

 

Krizia Ribotta, Il Risveglio 3/12/2010, pag. 8
Corso giornalismo on–line Facoltà di Lingue
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