AL VIA  IL 35° TORINO  FILM  FESTIVAL

Emanuela Terracina, 27.11.2017                   FOTOGALLERY

TORINO – Lunedì 27 novembre 2017, presso la sede Rai di Via Verdi a Torino, si sono svolte le conferenze stampa dei seguenti film in concorso al 35 Torino Film Festival: 

BAMY di Jun Tanaka (Giappone, 2017, DCP, 100’). Bamy è un film che racconta legami creati dal destino, indissolubili dall’uomo.

Tutto inizia con Fumiko che s’imbatte nell’ex compagno di scuola Ryota. Elemento centrale della scena è un ombrello rosso che cade dal cielo. Ryota è però turbato dal suo “dono”: quello di vedere i fantasmi. L’incontro con Sae Kimura, anch’ella con lo stesso “dono”, peggiora le cose, soprattutto quando Ryota smette di vedere queste presenze.

Secondo il regista, Jun Tanaka «Il filo rosso del destino [un mito dell’Asia orientale secondo cui le anime predestinate degli amanti sono legate] non è che una maledizione. Non ci è concesso di far accadere i miracoli: solo loro ad accadere a noi, bruscamente e violentemente, guidati da un potere inesauribile a cui non si può sfuggire o resistere. Se perciò esiste, questo mitico filo è certamente qualcosa di mostruoso».

Con questa sua prima opera cinematografica, del genere J-Horror, lo spettatore resta letteralmente “sconvolto”. È inizialmente affascinante e misteriosa, la cura formale si sposa al minimalismo, il bizzarro all’ironia, l’oscurità di temi e situazioni con la limpidezza delle intenzioni. E si conclude con un finale sorprendente e letteralmente gigantesco, che mette di fronte alla (ir)realtà delle cose e al potere dell’immaginazione.

KISS AND CRY di Chloé Mahieu e Lila Pinell (Francia, 2017, DCP, 78’)

La trama ruota intorno alla quindicenne Sarah, una pattinatrice che coltiva questa passione fin dall’infanzia, forse anche per compiacere la madre. Ella decide di riprendere gli allenamenti di pattinaggio artistico nella sua società a Colmar, e si ritrova da subito in una realtà completamente diversa da come immaginava; deve affrontare un quotidiano fatto di amicizie, competizioni, innamoramenti, difficoltà, dubbi, scelte, conflitti familiari. Immersa nella violenza della competizione ad alti livelli, domina la figura di un allenatore-bullo, a tratti quasi sadico.

Primo lungometraggio di finzione delle documentariste Lila Pinell e Chloé Mahieu, quest’opera è un atipico racconto di formazione che coglie le sfumature della crescita, non dà giudizi morali, e guarda il mondo attraverso gli occhi delle ragazze protagoniste.

Girato in cinque settimane con attori non professionisti è, come dichiarato dalle registe, «una storia improvvisata».

CASTING di Nicolas Wackerbarth (Germania, 2017, DCP, 91’)

La storia parla, come suggerisce il titolo, di un casting di attrici, candidate al ruolo di protagonista per il remake di Le lacrime amare di Petra von Kant, voluto dalla televisione tedesca per l’anniversario della nascita di Fassbinder. Figura centrale è una regista inflessibile, che continua a scartare tutte le pretendenti al ruolo nonostante manchino pochi giorni all’inizio delle riprese.

RICCARDO VA ALL’INFERNO di Roberta Torre (Italia, 2017, DCP, 91’)

Ambientata in un fatiscente castello, la nobile casata dei Mancini gestisce un losco traffico di droga e malaffare nella periferia di Roma. Riccardo Mancini è da sempre in lotta con i fratelli per la supremazia e il comando in famiglia, retta nell’ombra dalla potente Regina Madre, grande tessitrice di equilibri perversi. Con una serie di flashback, si racconta la storia del protagonista Riccardo Mancini, dai dettagli di un tragico incidente che l’ha reso zoppo da piccolo, alla sua fragile salute mentale, aggravata poi da un lungo ricovero in un ospedale psichiatrico. Dopo anni, tornato a casa, apparentemente guarito, Riccardo inizia a tramare contro i familiari per ottenere la supremazia e il comando in famiglia, retta nell’ombra dalla potente Regina Madre, assassinando senza pietà chiunque ostacoli la sua scalata al potere. La regista, Roberta Torre ha così dichiarato «Ho immaginato un Riccardo III che fosse maschera tragica e comica al tempo stesso, così Massimo Ranieri per interpretarlo attinge alla commedia dell’arte ma anche ai supereroi Marvel».

Il grande Massimo Ranieri afferma «Mi sono sentito come Nosferatu di Murnau. Un vampiro d’amore per la mancanza dell’affetto della madre. È una storia semplice, primordiale, Riccardo deve amare ed essere amato e per lui conta poco se siano uomini, donne o ragazzine». A lui si contrappone con forza il personaggio femminile della Regina Madre, interpretato da Sonia Bergamasco (con maschera). Il sottofondo musicale è curato da Mauro Pagani.

Per quanto riguarda il linguaggio, la Torre afferma di aver «lavorato lungamente sui dialoghi originali di Shakespeare cercando di mescolarli con un linguaggio quotidiano che fosse credibile, ma niente dialetto».

Quest’opera, a detta dello stesso Ranieri, «sfacciatamente sfidante», un prodotto cinematrografico che difficilmente si è già visto in Italia, affascinerà sicuramente il pubblico!

SMETTO QUANDO VOGLIO – AD HONOREM di Sydney Sibilia (Italia, 2017, DCP, 96’)

Il terzo (e ultimo?) capitolo della saga è la perfetta conclusione per le disavventure della banda dei ricercatori, prima inventori di una droga sintetica legale e poi collaboratori in incognito della polizia. Sibilia e i co-sceneggiatori Francesca Manieri e Luigi Di Capua hanno sviluppato una storia più avventurosa e con una struttura tutta sua rispetto ai capitoli precedenti, mantenendo però inalterata la ricchezza linguistica e le caratteristiche tragicomiche di personaggi e situazioni.

La storia racconta le vicende dei “licenziati” dalla Sapienza di Roma, che, inattesa di giudizio per una serie di reati, organizzano un’evasione da Rebibbia per smascherare il piano di un folle che si è messo a sintetizzare il gas nervino. Quest’uomo è Pietro Zinni, neurobiologo con un master in neuroscienze computazionali e uno in dinamica molecolare, disoccupato e frustrato per la mancanza di riconoscimenti lavorativi, mette in piedi una banda per produrre e commerciale metanfetamina.

«La sfida più ardua è stata inserire un villain – afferma il regista Sibilia – un cattivo davvero spietato e senza scrupoli, credibile e molto umano, che con la sua entrata in scena portasse la saga a un livello più dark, epico».

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Fotogallery di Carlo Cretella

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