CONVERTITEVI.. quando gli uomini bucano il ghiaccio

Due voci: una dalla Galilea delle genti, l’altra dalle caverne di ghiaccio.

Dalla Galilea delle genti, 2000 anni fa, un Rabbi sconosciuto che aveva lasciato Nazareth per andare ad abitare a Cafarnao sulla riva del mare di Galilea, cominciò a dire: “Convertitevi, perché il Regno di Dio è vicino…”. (Mt. 4,12-33)

In questi giorni, da un territorio stretto dalla tenaglia del gelo e del terremoto, da un albergo sepolto dalla valanga, più voci che invocano aiuto… poi silenzio.

Convertirsi significa cercare di dare ogni giorno risposta alle domande: “Chi siamo? A che cosa crediamo?”.

Di fronte al disastro, “noi trasformati in un popolo inerme del dramma” (A. D’Avenia) facciamo, in silenzio, il tifo per quanti, giorno e notte, lavorano a mani nude per bucare il ghiaccio e per quanti, sepolti, vorremmo ritornati alla luce da quella tomba.

Questo tempo di sciagura richiama alla nostra coscienza, la domanda chi siamo e a che cosa crediamo. La risposta irrompe oggi in noi con la sua verità: noi siamo i viventi, i “fatti di vita” e la vita è dono; vale più di tutto, va difesa e protetta fino all’estremo… la vita va donata. Nell’ora della prova ritorna in noi la capacità di incontrare il mistero.

La vita data e ridonata è il più grande atto d’amore e il più fervido atto di adorazione al Dio della vita.

Uomini della protezione civile, del soccorso alpino, carabinieri, uomini della guardia di finanza, volontari che sfidando pericoli e stanchezza cercando di bucare il ghiaccio, essi tutti celebrano in questi giorni la Pasqua cercando di sconfiggere la morte. “C’è qualcosa di divino in questo impegno umano dell’uomo per l’uomo, direbbero alcuni, o forse c’è qualcosa di pienamente umano nell’uomo che crede alla vita dell’altro uomo” (A. D’Avenia). Evento che mette a nudo la nostra identità e attesta la dignità della persona umana.

Ci accorgiamo di fronte a questo eroico servizio alla vita, in questo gesto audace di umanità diffusa, che sono disumani l’indifferenza, il rancore, l’accidia, la prepotenza, l’erigere muri di separazione.

Le voci che chiedono aiuto oltre il muro di ghiaccio e sperano di avere vita da un altro uomo, sperano che la vita valga ogni sforzo per salvarla, soprattutto quando essa è in bilico e può cadere nella morte. C’è anche il pericolo di cadere in quella morte che è la rassegnazione, rischio e tentazione nei giorni che scorrono.

Quelle voci gridano “convertitevi alla vita”. Se questo sforzo per la vita durasse tutti i giorni e riempisse ogni ora del nostro stare nel mondo, sarebbe un miracolo. Miracolo sarebbe respingere e rompere ogni giorno il ghiaccio dell’indifferenza, della paura, dell’egoismo, della stanchezza, per accordare ogni giorno attenzione e accoglienza.

Se questo avvenisse sarebbe verità per noi e verità per sempre, la parola di quel Rabbi di Galilea: “Ama Dio con tutto il cuore e con tutta l’anima e ama il prossimo tuo come te stesso…Ama la vita”.

don Renzo

Ivrea, 22 gennaio 2017