NON POTETE SERVIRE DIO E LA RICCHEZZA

Bisogno di ricchezza e bisogno di Dio

Queste parole dell’Evangelo, Lc 16,13, mettono in crisi perché tutti abbiamo bisogno di una ricchezza per vivere e abbiamo bisogno di Dio per dare pienezza alla vita. Gesù annuncia una incompatibilità tra l’amore di Dio e gli attaccamenti visibili e invisibili del cuore ai nostri idoli.

Indubbiamente oggi nella nostra cultura neo-liberista e libertaria, imperano alcuni idoli, tra essi il denaro è un idolo venerato e servito e con esso anche la dea visibilità. Questa stessa cultura elimina sempre più, dal nostro vivere quotidiano, prossimità e fratellanza e crea tra noi indifferenza e paura. Oggi si ha paura anche della pietà. La distanza è sempre stata un ostacolo all’amore.

E’ innegabile il nostro bisogno di “ricchezza” per vivere, essendo ciascuno di noi povero, ciascuno deve guadagnarsi il pane. Terra, casa, lavoro, sono la sintesi di quel benessere che dà spazio al vivere da uomini liberi, sono l’onesto desiderio e la giusta ambizione di tutti ed esigono un servizio. Contemporaneamente per ben sperare e aprire l’orizzonte di una vita bella, buona e felice, noi abbiamo bisogno di Dio.

E’ possibile, nel nostro vivere quotidiano, seguire una direzione, percorrere un sentiero umano-cristiano con questi opposti bisogni?

Nella storia bi-millenaria dell’esperienza cristiana vissuta sono stati tentati percorsi diversi dalla fuga nel deserto all’immersione totale nella città, sempre animati dal voler seguire Cristo. Due vie, iniziate secoli fa, ancor oggi sono un modello di sequela di Cristo: quella di Francesco D’Assisi che “vende quel che ha per darlo ai poveri” facendosi egli stesso povero mendicante e quella di Benedetto da Norcia condensata nel motto “ora et labora”, intrapresa e preghiera.

Vorrei tentare di individuare un cammino che dia valore al bisogno di guadagnare e quindi di ricchezza, e al bisogno di Dio.

Possiamo partire dalla risposta di Gesù a chi lo interroga sul che fare per avere la vita: “Ama Dio con tutto il cuore e il prossimo come te stesso”. Risposta che definisce la nostra identità: ciascun uomo è figlio e fratello. Ognuno è se stesso solo con gli altri, perché fraternamente relazionato. La relazione esistenziale  con Dio e il prossimo, sono paradigmi del nostro essere creature viventi dotate di libertà e iniziativa creatrice. I talenti, dice il Vangelo, vanno trafficati e moltiplicati. Ciò significa che il mio guadagno è fatto di fatica mia, intelligenza, opportunità, scoperta e dono. Per il mio guadagno-ricchezza anche altri hanno lavorato con me e per me. Il guadagno pertanto è un bene fraterno che va condiviso e ridonato.

Se vivere da cristiano significa seguire Cristo che da ricco presso Dio divenne povero e si fece tutto a tutti, occorre farsi “tutto a tutti” nella fraterna condivisione dei beni. E’ pur vero che spesso abbiamo preferito “pregare Cristo”, che non fare strada con lui. Se tentiamo di vivere questa fraterna condivisione, il bisogno di Dio si fa ancora più forte nel nostro desiderio e nel nostro cuore.

Lo stile di Dio dice K. Barth, è questo: “Dio non vuole essere senza l’uomo”. E lo stile di Gesù Cristo è stato ed è quello di non voler camminare da solo senza i suoi fratelli.

Domenica, 18 settembre 2016

don Renzo