GIORNALISMO AMBIENTALE

È il tema sviluppato con grande professionalità dalle esperte  Antonella Mariotti e Chiara Priante, docenti al Corso Universitario di Giornalismo diretto da Gianni Ferraro

FLORIANA BENEGIAMO, 14.03.2015                            FOTOGALLERY

TORINO – “Trattiamo bene la terra su cui viviamo: essa non ci è stata donata dai nostri padri ma ci è stata prestata dai nostri figli”, recita più o meno così un antico proverbio Masai, che nell’epoca contemporanea diventa un monito più attuale che mai. Quanto ne sappiamo di terra?

O meglio, in che modo parliamo di ambiente? Nella quotidianità ci si imbatte sempre più spesso in questioni ambientali, in polemiche sul dissesto idrogeologico e la CO2, in dibattiti riguardanti i cambiamenti climatici, l’inquinamento delle aziende mentre cresce sempre più l’attenzione sulla sicurezza alimentare.

A tal proposito, magistrale è stato il seminario del 10 Marzo, alla Fondazione Donat-Cattin, sul temaGiornalismo Ambientaleche il prof. Ferraro ha inserito nel programma annuale del corso di Giornalismo della Facoltà di Lingue dell’Università di Torino. L’argomento è stato trattato con competenza specifica da due eccellenti giornaliste: Antonella Mariotti vice-caposervizio a La Stampa e Chiara Priante, presidente dell’Associazione “Lettera Ventitré” che si occupa di comunicazione a vari livelli. Insieme hanno scritto l’interessante volume “Casaverde” edito da La Stampa nel 2014.

Nelle tre ore di lezione svolte Antonella Mariotti e Chiara Priante hanno presentato i contenuti del progetto formativo con crediti per i giornalisti, da loro realizzato e particolarmente apprezzato dall’Ordine, proposto con successo in varie sedi regionali.   “Green”, “sostenibilità”, “ambiente” sono state le parole chiave  che hanno focalizzato l’attenzione sull’importanza della tematica ambientale e della comunicazione ad essa connessa.

 Già nel 1800 il filosofo e scrittore statunitense Henry David Thoureau affermava: “A cosa serve una casa se non hai un pianeta decente su cui metterla? “. In tempi più recenti, nel 1960, è invece proprio una ricercatrice, Rachel Carson, a far conoscere con il suo libro “Primavera silenziosa”  i danni causati sull’ambiente e sugli esseri umani dall’uso del DDT e dei fitofarmaci. Importanti figure di ambientalisti si sono succedute come Giorgio Nebbia, Antonio Peccei fautore de “Il Club di Roma” – associazione  no-profit di scienziati, economisti, uomini d’affari e capi di Stato- e  il biologo scrittore britannico Julian Huxley che nel 1961 costituì il WWF (World Wide Fund For Nature). Sarà, però, solo negli anni ‘70 la vera svolta da parte dei governi occidentali per la salvaguardia del creato grazie anche alle inchieste di giornalisti come Robert Hunter fondatore di Greenpeace, organizzazione non governativa che si occupa di questioni ambientali.

Al fine di proteggere l’ambiente e tutelare le specie animali e vegetali, l’Ambientalismo si deve occupare di alcuni aspetti strettamente connessi come l’inquinamento e l’agricoltura.  Va sottolineato, infatti,  come quest’ultima nella sua pratica intensiva (che prevede uso di pesticidi e ormoni) sia uno dei settori dell’economia più dannosi all’ambiente.  Bisognerebbe  invece sempre più far ricorso ad un’agricoltura sostenibile (anche detta eco-compatibile o integrata) che preservi le risorse ambientali. É quanto afferma, appunto, la naturalista inglese Rebecca Hosking nel suo documentario “Una fattoria per il futuro” affrontando il tema della dipendenza dagli idro-carburi fossili delle filiere agro-industriali contemporanee.

Altro fattore oggetto di studio da parte degli ambientalisti è  il surriscaldamento globale causato da una crescente emissione nell’atmosfera di monossido di carbonio e metano. La principale conseguenza di questo fenomeno è la riduzione dei ghiacciai e l’improvvisa comparsa di cataclismi (uragani, alluvioni, terremoti) anche in zone del mondo un tempo tranquille. Ed ancora altri problemi si aggiungono, come quello del Land grabbing and Ocean grabbing (letteralmente “accaparramento della terra e dell’oceano”) e dello sfruttamento dei mari con le navi mostro “Monster boat” dalle enormi capacità di pesca che stanno letteralmente svuotando i mari di paesi già poveri come il Senegal e il Mozambico. 

A fronte di una situazione ambientale così difficile, la politica recentemente adottata dal “Nuovo ambientalismo” non è più tanto di condanna e denuncia quanto di ricerca, informazione e conoscenza consapevole per far innamorare di questo mondo coloro che lo abitano. E l’economista francese Serge Latouche afferma che «per evitare il collasso del Pianeta non basta risanare l’economia e rispettare la natura, ma serve anche una  maggior cooperazione e altruismo nei rapporti umani». È indispensabile allora imparare a rispettarci tra di noi e che ognuno faccia la sua parte nel prendersi cura di  quel tesoro che lo circonda.

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Fotogallery di Carlo Cretella

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