IL PUNTO SU PAPA FRANCESCO

L’Annuncio Del Vangelo Nell’Era Di  Internet

Editoriale di Davide Ghezzo – 8 Dicembre 2013

Nel confronto a viso aperto che Papa Francesco sta effettuando con l’intero armamentario della modernità, non poteva mancare una disamina del valore e delle ambiguità connessi alle tecnologie digitali, e osservati naturalmente sempre nell’ottica che compete al supremo condottiero della cristianità.

Rivolgendosi al Pontificio Consiglio per i Laici, ricevuti nella Sala del Concistoro, il pontefice ha ripreso il tema dell’annuncio di Cristo e del suo Vangelo nell’era digitale. Il mondo cattolico, fin nelle sue più piccole sfaccettature e ramificazioni, deve di necessità confrontarsi con le nuove tecnologie che, con la potenza pervasiva dell’immagine e col fascino dell’interattività si dimostrano ormai onnipresenti, legate a qualsivoglia aspetto della vita dell’uomo.

Il Papa ha suggerito un’analogia tratta, ancora una volta, dal mondo classico, da quell’antichità greco-romana che venne rivoltata come un calzino dal Cristianesimo. Quando i Padri della Chiesa si trovarono di fronte gli eccezionali lasciti della filosofia precristiana, e in particolare le poderose sistemazioni di Platone e Aristotele, col loro portato educativo e pedagogico, non si chiusero al confronto, anzi seppero riconoscere e assimilare i concetti più elevati, rielaborandoli e rivivendoli nell’ottica della parola di Dio. “Vagliate ogni cosa e tenete ciò che è buono”, consiglia san Paolo nelle sue Lettere. Così fecero i fondatori della cristianitàAmbrogio, Girolamo, Agostino -, così siamo chiamati a fare noi oggi, messi di fronte alle molteplici suggestioni e fascinazioni offerte dalla tecnologia e in genere dalla società massmediatica.

Va dunque riconosciuta l’importanza e l’utilità di Internet, la rete capace di connettere tra loro tutti gli uomini, purché dispongano di un terminale. E’ chiaro che le cosiddette piattaforme digitali, e le autostrade virtuali che le collegano, possono essere di grande momento per la diffusione della parola evangelica, anche nelle rielaborazioni odierne, condotte dal Papa così come dal più umile uomo di Chiesa. Quello che storicamente è stato il più grande ostacolo alla diffusione del messaggio di Cristo, ovvero le barriere geografiche, e culturali, che rendevano di fatto impossibile la penetrazione capillare dei missionari in molti territori, appaiono ormai superabili grazie allo strumento informatico.

Tuttavia non è oro tutto ciò che luccica; una rete è per sua natura anche capace di catturare, di invischiare, di intrappolare chi le si accosta in maniera incauta. In Internet, ricorda il Papa, circola anche molta moneta falsa, pericoli e inganni in cui è facile incorrere, per chi non esercita appieno attenzione e razionalità.

E soprattutto non va dimenticato che se la conoscenza tecnologica è senz’altro utile, e offre opportunità storicamente uniche, al di là di questo mondo in cui tutti ormai navighiamo esistono persone reali, uomini spesso feriti e smarriti, che chiedono relazioni umane autentiche e dirette, anziché filtrate dall’impersonalità del web.

La speranza nata dall’ascolto e, meglio ancora, dall’assimilazione della parola evangelica può certo passare attraverso i mezzi informatici, che sono in grado, per loro natura, di offrire suggestioni e fascinazioni di grande valore (si pensi ai link, all’iconografia, alle videoregistrazioni che possono corredare la parola scritta); ma si nutre ancora e soprattutto della presenza e del conforto di uomini che recano de visu il messaggio spirituale. E questi uomini non sono solo i sacerdoti, di grado più o meno elevato, bensì tutti coloro – i cosiddetti laici – che credono nella verità e nel valore dei motti evangelici.

Se lo vogliamo, questi uomini siamo tutti noi, con o senza connessione Internet in tasca.