IL PUNTO SU PAPA FRANCESCO

SEQUELA, COMUNIONE E CONDIVISIONE

Editoriale di Davide Ghezzo – 2 giugno 2013

Papa FrancescoOgni tanto, nel corso non lunghissimo della singola vita umana, si verificano eventi o appaiono sulla scena pubblica persone che chiedono una risposta, una partecipazione a ciascuno di noi.

Se ci riferiamo, volendo indicare un parametro medio, a chi oggi ha una quarantina d’anni, costui ha vissuto già due eventi epocali: il crollo dei regimi comunisti europei, a partire dal 1989, che ha rivoltato come un calzino la storia politica, e l‘attentato alle Torri Gemelle dell’11 settembre 2001, che ha imposto alla nostra dolorosa attenzione la minaccia – la guerra – proveniente dal terrorismo.

Un terzo formidabile rivolgimento prende forma in questi nostri giorni – a distanza di altri dodici anni -, e ha inizio precisamente il 13 marzo dell’anno del Signore 2013: viene eletto al soglio pontificio il cardinale argentino Jorge Bergoglio, che assume il nome, beneaugurante e ovviamente simbolico, di Francesco. Francesco I: è il primo Papa che ha il coraggio, e dunque la personalità e il carisma, per fare proprio il nome del poverello di Assisi, il più grande dei santi, il riformatore e rigeneratore, se mai ve n’è stato uno, dello spirito umano, posto di fronte al mistero di Gesù Cristo.

Nasce allora per noi l’esigenza di confrontarsi – perlomeno con la cadenza settimanale che cercheremo di dare a questi nostri editoriali – con una figura capace di rivolgersi all’umanità intera, senza la benché minima eccezione. Basti pensare ai malati e ai disabili che Francesco bacia e accarezza (e se necessario esorcizza…); o all’incontro, richiesto come priorità assoluta, con Bartolomeo I, patriarca di Costantinopoli e pope dell’ortodossia, nell’ottica di una futuribile riconciliazione fra le Chiese cristiane.

Il nuovo Papa scalda i cuori, emoziona anche solo a sentirlo parlare in tivù per trenta secondi, perché interloquisce direttamente con la coscienza di ciascuno di noi; sembra il nostro confidente, il nostro amico più caro che ci dà un consiglio al tavolo di un pub. Ma qual è la ragione di questo miracolo laico? Non si tratta d’altro che della capacità di spezzare il pane del Vangelo, e di farlo, finalmente, con una forma adeguata al contenuto: parole scevre di ogni orpello, di ogni retorica mondana. Parole che vanno dritto al bersaglio, in profondità nell’uomo. Così Bergoglio rimette in discussione un po’ tutto, a partire dal ruolo e dalle figure stesse dei potenti della terra – quelli che ci stanno più o meno mandando in rovina: il vero potere, ricorda il Papa, è il servizio…

Attenzione, non intendiamo cadere in una forma di ‘papalatria’, termine divenuto presto di moda tra quegli atei e agnostici che riescono ad essere refrattari anche a quest’uomo straordinario. Francesco I non emerge dal nulla, altri giganti lo hanno preceduto, ultimo Giovanni Paolo II, il grande papa polacco che ebbe la sua parte di merito nello sgretolamento dei regimi comunisti di cui sopra. Ma Jorge Bergoglio è l’uomo di cui ha bisogno il nostro tempo tormentato, e forse ce lo meritiamo, perché quando l’allievo è pronto, compare il maestro. Che in questo caso è anche un Vicario.

Nella festa del Corpus Domini, occasione in cui si celebra un’adorazione eucaristica in contemporanea mondiale, il Papa chiama alla sequela in primo luogo, indi a comunione e condivisione, perché non si può guardare a Dio se prima non ci si rivolge a chi – proprio vicino a noi – ha più bisogno.

Sì, è giunto, sembra, un tempo nuovo, in cui un uomo ci indica una strada antica da seguire, che ci porta in verità al di fuori delle categorie temporali che conosciamo; verso l’eternità.

Iniziamo a seguire queste parole, a dar loro attualità nella nostra vita. Proviamoci. Come diceva un vecchio insegnante, non è mai troppo tardi.