“L’ITALIA  DI  DONATCATTIN”,  TRENT’ANNI  DI  REPUBBLICA

L’antologia epistolare inedita del leader democristiano dal 1960 al 1991

GESSICA ARTERO – 22.02.2012

presentazione L'Italia di Donat-Cattin in Fondazione Donat-Cattin  TORINO ─ «L’Italia di Donat-Cattin. Gli anni caldi della Prima Repubblica nel carteggio inedito con Moro» (pref. di F. Malgeri, a cura di V. Mosca e A. Parola,  Marsilio Editori, Venezia 2011, pp. 304), è stato presentato lunedì 6 febbraio a Torino nella Fondazione Carlo Donat-Cattin.  Il libro pubblica la corrispondenza inedita del leader democristiano – a vent’anni dalla sua scomparsa – con segretari e presidenti del Consiglio Dc dal 1960 al 1991. È una raccolta di grande valore che racchiude trent’anni di storia della Repubblica italiana, da cui emerge la natura missionaria di Carlo Donat-Cattin tesa soprattutto ad operare con forza e determinazione per il bene comune. È  la fedele ricostruzione di un’epoca e del ruolo svolto dalla classe politica della “Democrazia Cristiana” con i suoi principali interlocutori: Moro, Fanfani, Rumor, Forlani, Andreotti, Piccoli, Zaccagnini, Cossiga e De Mita.

Nel salone gremito della Fondazione, sede storica del vissuto torinese dello stesso Carlo Donat-Cattin, l’interessante presentazione del suo epistolario si è svolta attraverso le significative testimonianze di uomini che l’hanno conosciuto: dai  politici torinesi Guido Bodrato, Giampiero Leo, Giorgio Merlo, Osvaldo Napoli al docente di Storia dell’Università di Torino Francesco Traniello al giornalista di “Repubblica” Ettore Boffano.

Francesco Traniello con  V. Mosca e A. Parola, curatori de L'Italia di Donat-Cattin«È un libro importante questo, – sottolinea commossa la figlia Maria Pia Donat-Cattin, introducendo i relatori – non solo perché mette in luce un’Italia che deve essere conosciuta e studiata, quella degli anni caldi della Prima Repubblica, ma anche perché le lettere in esso contenute rappresentano il carattere forte di Carlo Donat-Cattin, uomo fiducioso nei valori della libertà e della fede, non soggetto a compromessi ma ben determinato nel praticare l’indipendenza del proprio pensiero.» E proprio questa sua personalità indipendente e vulcanica, che gli valse l’appellativo di “anarchico” della Dc da parte dell’allora presidente del consiglio Andreotti per il suo rifiuto di obbedire alle direttive in qualità di capogruppo alla Camera, emerge netta dalle centosessantadue lettere, appunti e telegrammi raccolti ne L’Italia di Donat-Cattin. «Era un politico “completo”,– ricorda Bodrato – non un personaggio, ma un uomo concreto davanti ai problemi, attivo nelle battaglie di modernizzazione del partito e nella difesa sia delle classi rese subalterne dal capitalismo che  dell’identità cattolica degli operai».

L'Italia di Donat-CattinIl libro permette di approfondire i passaggi nevralgici della politica di quel tempo e il funzionamento interno della Dc. In questo carteggio inedito il leader Carlo Donat-Cattin appare nella sua valenza politica, sociale, culturale e etica: una figura fondamentale all’interno della Democrazia cristiana, un profondo amico di Moro, un militante al fianco degli operai e un uomo schietto e deciso come i progetti politici che portava avanti. Lottava per poter realizzare importanti cambiamenti e risolvere i problemi guardando al futuro, anche criticando fortemente il partito di cui faceva parte laddove questo si rivelava uno strumento di lotta politica insufficiente. Il motto di Carlo Donat-Cattin racchiudeva l’essenza del suo credo: “Siamo un gruppo di militanti e una corrente di idee, non un gruppo di potere fatto di tessere.”

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