MANCANO  I  CAMPIONI, CROLLA  LO  SHARE

Nonostante alcuni ospiti di grande talento come Casta, Rufus, Stromae e l’insuperabile Arbore

LAURA CAPPELLI, 25.02.2014                                         FOTOGALLERY

La vincitrice del festival Arisa

Sanremo – «Credo che sia ancora una vetrina molto importante per un artista, tutto qua. Non rappresenterà forse il meglio della musica italiana, ma non vedo perché parlarne male». Sono le parole di Patty Pravo, notoriamente una delle cantanti più anticonformiste e graffianti che l’Italia abbia mai partorito negli ultimi 50 anni. Cavalca l’onda del successo ancora saldamente, e i suoi concerti – ieri, a Torino, per esempio- registrano il tutto esaurito. Forse l’ex ragazza del Piper non sarebbe stata ammessa alla Giuria di Qualità, ma sicuramente la musica l’ha sempre avuta nel sangue e il cervello le è rimasto equanime e spassionato.

Per amor di chiarezza, la dichiarazione di Patty Pravo si riferiva al Sanremone, finito da pochi giorni e già trasformatosi nel classico mucchietto di polvere da nascondere sotto il tappeto con un po’ di imbarazzo e molto sollievo. Quest’anno è andata così, anche se la logica non è poi così evidente: “ Sanremo non è ancora morto”, scriveva impietosamente uno dei più noti quotidiani nazionali, “sarebbe troppo bello, ma che non si senta troppo bene, sì. La messa cantata modello Pippo Baudo non funziona più, ma neanche la formula ideata da Fazio & Co., non funziona più, anche se ha avuto successo appena un anno fa”.

La critica è stata feroce, fustigante: il Festival della Grande Bellezza  nel giro di cinque serate è precipitato in una  discarica chiamata Grande Bruttezza e il pubblico lo ha snobbato alla Grande: rispetto all’anno scorso ha perso più di tre milioni di telespettatori,  passando da 11.936.600 a 8.763.000, dal 47,49% al 39,32% di share. Poche cifre ma decisamente disastrose per i contabili di viale Mazzini, poiché questi tre milioni di spettatori in meno si tradurranno nel 28% in meno di ricavi. Perdite che sembrano ancora più pesanti per via delle super ottimistiche aspettative e gli ottimi incassi, circa 20 milioni e 200mila euro, che adesso dovranno essere in parte restituiti agli inserzionisti delusi e insoddisfatti.

Anche la “coppia più bella del mondo” (sposata per finta da Terence Hill/ Don Matteo), Fabio Fazio e Luciana Littizzetto, appena calato il sipario è subito scoppiata, dovendo prontamente ammettere che «l’anno scorso eravamo più simpatici al pubblico, è stato un errore rifare noi stessi». O per dirla nell’inconfondibile stile della Litti: «E’ come quando ti fidanzi con uno, poi passa un anno e ti accorgi che quelli che erano pregi sono in realtà difetti». Meno disfattista il giudizio di Fazio: «Il festival resta un’esperienza esaltante. Ne farei dieci di seguito, ma devo ammettere che l’incursione in teatro – dei quattro disoccupati campani, ndr – è stato uno sgambetto ancora da chiarire». E aggiunge: «Ora bisogna avere un progetto nuovo».

Forse è proprio questo il punto: un progetto nuovo possono averlo soltanto persone nuove, anche se il direttore di Sanremo, Giancarlo Leone, ha già riconfermato per l’anno prossimo Fazio e la sua scuderia. Un’ipotesi neppure presa in considerazione dai professionisti dello showbusiness che senza perdere tempo hanno già fatto i nomi dei più papabili prossimi conduttori del festival: Carlo Conti e Jovanotti, corteggiato dagli organizzatori fin dall’anno scorso.

Tirando le somme, questa 64esima edizione di Sanremo è stata una vera disfatta. Cosa è successo? Le canzoni erano brutte? La scenografia era troppo post-moderna, con troppe tappezzerie dilapidate e calcinacci in vista? Fazio e Litti mancavano di mordente? Gli ospiti, salvo qualche eccezione, sembravano scritturati in massa dal film “Sul viale del tramonto”? Eppure non sono mancati attimi di suspence (vera),  momenti di grande sorpresa (programmata)  come lo spettacolo di flash mob del gruppo Shai Fishman, e persino la temutissima incursione di Beppe Grillo non ha scompigliato gli usuali  copioni.

A molti telespettatori il Sanremone è sembrato il polpettone di sempre, “educato, educativo, nostalgico e non cattivo”, come è stato ampiamente scritto. La verità è che quest’anno il festival è stato messo in ombra da Matteo Renzi, l’Ucraina e la vicenda WhatsApp. Solo un caso di ordinaria sfortuna, quindi, un po’ come trovarsi a mangiare un gelato Controvento con Arisa che canta, vince  e ci rassicura: «Tutto ok».