LA BELLE ÉPOQUE ATTRAVERSO GLI OCCHI DI HENRI DE TOULOUSE_LAUTREC

Fino al 5 marzo le opere dell’artista a Palazzo Chiablese

Romina Deputato, 19.02.2017

TORINO – La mostra Toulouse-Lautrec, la Belle Époque anima il panorama culturale di Torino dal 22 ottobre 2016 e rimarrà a Palazzo Chiablese fino al 5 marzo 2017. L’evento, organizzato dal Ministero dei Beni e delle Attività Culturali e del Turismo, dai Musei Reali di Torino e da Arthemisia Group e curato da Stefano Zuffi, vede il patrocinio della Città di Torino.

In mostra litografie a colori, manifesti pubblicitari, disegni a matita e a penna, grafiche promozionali e illustrazioni per giornali diventati emblema di un’epoca indissolubilmente legata all’aristocratico bohémien Henri de Toulouse-Lautrec.

Gli ultimi anni dell’Ottocento sono per l’Europa anni di pace e benessere, definiti come Belle Époque. Capitale per antonomasia è Parigi, con eleganti palazzi e lunghe file di alberi. Le principali attrazioni di questo periodo sono il circo e le rappresentazioni dei café-concert, tra cui spicca il Mulin Rouge. In questi anni uno degli artisti più conosciuti al mondo dispiega la sua arte. Henri de Toulouse-Lautrec nasce nel 1864 ad Albi da una famiglia aristocratica. Muore nel settembre del 1901, dopo poco tempo dal successo straordinario che aveva riscosso presso l’Esposizione universale del 1900.

La sua passione per l’arte non tarda a manifestarsi; la famiglia gli permette un’ottima educazione artistica presso l’École des Beaux Arts. Tuttavia, eredita una grave malattia genetica, in parte dovuta al fatto che i genitori sono consanguinei: una fragilità delle ossa non gli permette di crescere in altezza. È l’amore per l’arte che gli permette di superare l’amarezza e l’imbarazzo per la sua fisicità. Diversamente dalle tendenze artistiche del momento, il paesaggio e la natura morta per lui erano soltanto un accessorio, che doveva essere utilizzato “per rendere più intellegibile il carattere della figura” (Toulouse-Lautrec). Il suo è un realismo che non si esaurisce nella mera registrazione delle apparenze, ma cerca di vedere al di là di esse.

Nei primi anni del 1890, Lautrec inizia a frequentare e rappresentare i locali di Montmartre: spesso si tratta di bordelli abitati da prostitute, altre volte le sue tele mostrano caffè, bistrot, ristoranti che animano i quartieri degli artisti e dove lo stesso Toulouse trascorre molto tempo in balia dell’alcol. Sono queste le opere che fanno di lui uno dei più celebri artisti francesi di fine Ottocento. È per il Mulin Rouge che Toulouse inizia a creare le sue prime celebri pubblicità, come La Goulue. Già in questi primi manifesti, Lautrec introduce importanti effetti pittorici, quali l’appiattimento del colore e una maggiore definizione della figura. Importantissime sono le litografie, in cui realizza espedienti artistici simili e che prendono vita con l’album Le Cafè Concert.

La litografia è un metodo di stampa che utilizza un procedimento fisico-chimico, basato sulla repulsione fra acqua e sostanze grasse; la selezione dell’immagine avviene umidificando le zone bianche, che respingono i grassi, e inchiostrando con sostanze grasse le zone scure. La litografia, rispetto all’incisione, permette di raggiungere nella stampa l’effetto espressivo di matita o acquerello, attraverso l’esecuzione diretta su una lastra di calcare con superficie perfettamente levigata. L’immagine si rinforza con inchiostro grasso mantenendo umidificata la superficie della pietra.  Nelle sue opere traspare la formidabile varietà e freschezza dei disegni, assieme all’impiego della tecnica a spruzzo. Questa tecnica permette di ottenere sfondi opachi con effetti di morbido chiaroscuro su cui risaltano i tratti nervosi della figura.

La mostra rappresenta quindi un percorso ideale attraverso la vita di Toulouse e della Parigi di fine Ottocento. Questo grazie alla sua capacità di dipingere le cose come stanno, senza commentarle, ma registrandole come un attento osservatore che dai suoi occhiali riesce a cogliere ciò che sfugge alla maggior parte degli uomini.Non guarda all’ideale, ma al qui e ora, spesso con una polemica spietata nei confronti della vita e della società del suo tempo. Getta lo sguardo lì dove altri lo distolgono e rappresenta i tabù evitati durante i salotti dell’alta società; questo perché “sempre e dovunque anche il brutto ha i suoi aspetti affascinanti; è eccitante scoprirli là dove nessuno prima li ha notati” (Toulouse-Lautrec).