LA MISTICA DELL’INCONTRO

Con monsignor Edoardo Cerrato parla il cardinale brasiliano  Jao Braz de Aviz

Don Giuseppe SCIAVILLA, 22.02.2016

Torino – Sabato 13 febbraio si è tenuto un Convegno, organizzato dalle unioni dei superiori maggiori degli istituti religiosi maschili e femminili (CISM – USMI) del Piemonte, dal titolo: “Una vita religiosa a misura di Francesco”.

Questo Convegno è stato realizzato all’indomani della chiusura dell’Anno della Vita Consacrata indetto da Papa Francesco nel novembre 2014 e conclusosi il 2 febbraio scorso.

L’ospite d’onore è stato il cardinale brasiliano Jao Braz de Aviz, Prefetto della Congregazione per la vita consacrata e gli istituti di società di vita apostolica.

A dare il saluto di benvenuto al prelato è stato il Vescovo di Ivrea Mons. Cerrato, Presidente della Commissione mista per i Religiosi della Conferenza Episcopale Piemontese. In prima fila presenti alcuni Vescovi della conferenza episcopale piemontese.

Mons. Cerrato ha esordito dicendo che un figlio di San Filippo Neri, inviato Vescovo in Piemonte al termine del servizio nella sua congregazione, porgeva al presule il saluto dei religiosi del Piemonte .  «Grazie per essere qui a concludere con noi l’anno della vita consacrata, anno che è stato speciale  grazie anche al pellegrinaggio fatto a Castelnuovo Don Bosco lo scorso 23 settembre dove abbiamo trovato ad attenderci due testimonianze di vita consacrata. Nel luogo della sua nascita terrena abbiamo trovato Don Bosco fondatore della grande famiglia Salesiana, ma in ragione della memoria liturgica abbiamo ricordato anche san Pio da Pietrelcina. Per questo – aggiungeva  Mons. Cerrato –  si è fatto memoria dei nostri santi fondatori e fondatrici delle rispettive famiglie religiose alla luce proprio di quanto il Santo Padre Francesco ci ha ricordato nella lettera  d’indizione dell’Anno della vita consacrata: “Per i fondatori e le fondatrici la regola in assoluto è stata il Vangelo, ogni altra regola voleva essere soltanto espressione del Vangelo e di viverlo in pienezza, il loro ideale  era Cristo, aderire a Lui interamente  fino a poter dire con San Paolo: Per me vivere è Cristo”».

Dopo il profondo e significativo saluto di Mons. Cerrato, è stata data la parola al Cardinale Braz De Aviz che a sua volta ha ripreso la lettera apostolica di Papa Francesco rivolta a tutti i consacrati, evidenziando due elementi fondamentali che il Papa sottolinea. Per prima cosa:  ringraziare il Signore per gli ultimi cinquant’anni seguiti al Concilio Ecumenico Vaticano II che ha rappresentato una “ventata” di Spirito Santo per tutta la Chiesa. Grazie ad esso la vita consacrata ha attuato un fecondo cammino di rinnovamento per tutti.

Il secondo elemento  è che la vita consacrata viene intesa come una mistica dell’incontro, cioè “la capacità di ogni consacrato e consacrata di dialogare, essere missionario, uscire dalla propria cultura ed entrare e accogliere la cultura dell’altro”.

Inoltre, il Presule ha delineato cinque vie che il consacrato nella sua vita di religioso dovrebbe seguire e incarnare: la gioia, la profezia, la comunione, le periferie esistenziali, Amore Trinitario.

«Il religioso che offre la sua vita per la Chiesa, con la Chiesa e nella Chiesa fa sentire il suo carisma fuori della Chiesa, attraverso l’evangelizzazione. Citando Benedetto XVIil religioso che evangelizza portando nel mondo la Buona Novella di Cristo che salva l’uomo,  non lo fa  in modo autoritario o di proselitismo, ma per attrazione”. Il consacrato – continua il Cardinale – è chiamato ad attrarre con la sua esperienza di fede, trasmettere non solo la Gioia del Vangelo, ma comunicare all’uomo di oggi, spesso angosciato dalle sofferenze della vita e della società, un volto Gioioso. Questo è il futuro per la vita di un consacrato chiamato a testimoniare Cristo».

La mattinata  si è conclusa con una Concelebrazione Eucaristica a cui hanno partecipato tutte le religiose e i religiosi in un clima di vera gioia e fraternità. Il Cardinale Celebrante visibilmente commosso, prima di impartire la Benedizione, ha chiesto che tutti i concelebranti tra Vescovi e Sacerdoti-religiosi impartissero insieme a Lui la Benedizione del Signore.

L’importanza della vita consacrata  non riguarda soltanto le persone consacrate, ma la Chiesa intera. Il popolo cristiano prenda sempre più consapevolezza del dono che è la presenza di tante consacrate e consacrati eredi di grandi santi che hanno fatto la storia del cristianesimo. Cosa sarebbe oggi la Chiesa senza san Benedetto e san Basilio, senza sant’Agostino e san Bernardo, senza san Francesco e san Domenico, l’elenco si farebbe quasi infinito, fino a san Giovanni Bosco, alla beata Teresa di Calcutta? Il beato Paolo VI affermava: «Senza questo segno concreto, la carità che anima l’intera Chiesa rischierebbe di raffreddarsi, il paradosso salvifico del Vangelo di smussarsi, il sale della fede di diluirsi in un mondo in fase di secolarizzazione». Soltanto in questa attenzione ai bisogni del mondo l’Anno della Vita Consacrata si trasforma in un autentico Kairòs, un tempo di Dio ricco di grazie e di trasformazioni per il presente e per il futuro, riconoscendo le forme inattese della ricchezza straordinaria dello Spirito.