LA LITTIZZETTO IN RAVANELLO PALLIDO O GAMBA DI SEDANO?

Vola in alto l’artista comica, scrittrice e  attrice Luciana Littizzetto, proveniente da Torino

NICOLE ZANCANELLA – Novembre 2001

TORINO –  È  una donna minuta, Luciana Littizzetto, una “gagnetta”, si direbbe in piemontese.

Luciana Littizzetto, artista comica, scrittrice e attrice Ed è il piemontese il suo dialetto natale, perché è nata a Bosconero, anche se gran parte della sua vita è trascorsa a Torino. Una vita dura, fare l’attrice, fatta di sacrifici, una gavetta infinita. Aveva provato con «Avanzi», nota trasmissione televisiva di qualche anno fa, dopo aver vinto il Festival del Cabaret di Saint Vincent, che peraltro ha tenuto a battesimo artisti di grande successo, come Enrico Bertolino, recente conduttore di  «Convénscion» insieme a Natasha Stefanenko e Nina Moric, ora inviato di “Quelli che il calcio…”.
Non ebbe successo e mamma e papà volevano che restasse a Torino a insegnare, quello era un posto sicuro, perché mai licenziarsi per inseguire un sogno di spettacolo.

Luciana ha sognato ed è sbarcata nel mondo del cabaret, diventando subito un personaggio. Un fenomeno di donna, simpatica e pepatissima, con tratti del volto forti, caratterizzanti, che si imprimono nella mente, grazie alla sua pronunciata   gestualità, ingrediente fondamentale di tutte le sue interpretazioni. Una donna che molti definirebbero semplicemente brutta. Forse non è la Venere di Milo, Luciana, ma ad un osservatore esperto si rivela un brutto anatroccolo che può diventare cigno, grazie al suo carisma di comica. La sua è una bellezza che nasce dal carattere vivace e sprintoso, una bellezza profonda e intrinseca, non una mera apparenza esteriore. Lo scopo della sua opera artistico-letteraria, che recentemente si è sdoppiata in un libro e in un film, si lega appunto a  questa idea.

Cominciamo dal libro, una pubblicazione dal titolo quanto mai stravagante, Sola come una gamba di sedano. Perché, come dice lei stessa, le donne si dividono in due macrocategorie: le donne-fiore, che profumano e sono belle a guardarsi, ma appassiscono subito, svaporano nella loro avvenenza; e le donne-verdura, meno belle ma dal sapore intenso, non evanescente. La gamba di sedano solitaria è quella che la single chiede alla verduriera perché, dato che cucina per sé, non gliene occorre di più.

La morale viene poi riproposta, con toni canzonatori e irriverenti, nel film «Ravanello pallido», un altro titolo agricolo-vegetale. In realtà questo ravanello non allude tanto alla verdura quanto al colore di capelli della protagonista,  Gemma Mirtilli che lavora in un’agenzia di soubrette ma, per una serie di casi più o meno fortuiti, si ritrova lei stessa ad entrare nel patinato mondo dello spettacolo. Costei  rivela al pubblico come una donna possa nascondere tutto il suo fascino nella normalità, senza essere una vamp o una bellona, usando le piccole armi e i trucchi che la vita fornisce alle meno fisicamente dotate o a chi non ha la fortuna di approdare su un set o su uno schermo TV. 

Gemma, passata dal biondiccio della sua capigliatura al ravanello pallido (che poi è un color rosa perlato), inizia la sua fulminante carriera con l’esotico nome di Gala e sebbene sulle prime stenti a trovarsi a suo agio in un ambiente che aveva sempre e solo osservato dall’esterno, attraverso le modelle che frequentavano la sua agenzia, grazie all’incoraggiamento di una presenza maschile (su cui non voglio anticiparvi nulla), impara a muoversi con disinvoltura nelle più diverse imprevedibili situazioni. Il finale è lieto, come si addice a tutte le commedie, ma non scontato né banale nel significato, anzi… Le spettatrici avranno senz’altro qualcosa da imparare, soprattutto quelle che si sentono un po’… gamba di sedano! E i maschietti potrebbero rimanere sorpresi nel vedere ritratti i loro punti deboli in alcuni personaggi che si trovano al centro della storia.